Sinergie di Scuola

Immaginate che vi chiamino per dirvi che avete vinto una Ferrari 360 nuova di zecca! Dopo un primo mancamento dovuto allo choc e all’incredulità, vorrete accertarvi che non sia una truffa o una fregatura... ma no, è tutto vero!

Vi spiegano però che ci sono alcune trascurabili condizioni da rispettare: in primis, la vincita non consiste nell’auto già infiocchettata ma nei soldi necessari a comperarla, acquisto al quale dovrete provvedere voi (poco male, anche se non avete mai comprato una Ferrari e sapete com’è solo per la fama che la precede); in secundis dovrete compilare un sacco di scartoffie assieme a un team di esperti (responsabile di progetto, progettista, tecnico, collaudatore, pubblicitario, social media manager e altri annessi e connessi); last but non least, dovrete tenerla a vita senza mai rivenderla, qualora intendeste capitalizzare la vincita, perlomeno finché il suo valore non sarà zero assoluto.

L’euforia iniziale incomincia a diradarsi, lasciando spazio ad un fluire incessante di sensazioni, pensieri e domande che neanche il monologo di Molly Bloom dall’Ulisse di Joyce potrebbe surclassare, e attorno alla vincita si delinea pian piano un quadro economico tutt’altro che rassicurante:

  • bisognerà mettere benzina nel serbatoio, volendo usarla anche solo per una passeggiata nei dintorni;
  • pur lasciandola inattiva in garage (ipotesi da scartare subito per l’ovvia insensatezza dell’idea) bisognerà avere un telo per coprirla e ripararla da polvere, contatti accidentali, ditate dei curiosi, peli del gatto, graffi e scalfiture impreviste;
  • bisognerà cambiare l’olio e le gomme (estate/inverno/usura), controllare freni e circuiti elettrici, certo non subito ma di tanto in tanto nel corso del tempo;
  • annualmente, occorrerà fare un check e un tagliando di controllo, preferibilmente presso un’officina autorizzata, dove la tariffa oraria dell’intervento farà definitivamente collassare il vostro portafoglio, già stremato dai costi ordinari e progressivamente impoverito da un flusso di entrate la cui misura è ferma da un decennio e se ne frega della svalutazione, dello stock exchange, dei dazi, dei bisogni sopraggiunti e di qualsivoglia altra miserabile inconvenienza si possa addurre.

Adesso, immaginate di trasferire tutto questo nel mondo scolastico reale, dove sono arrivati consistenti finanziamenti per approvvigionarsi di mezzi e attrezzature che sono (e devono essere) adeguati alle esigenze di una didattica che si evolve con i tempi, dove lo sviluppo della tecnologia e l’aggiornamento delle normative di settore richiedono un costante ammodernamento degli strumenti, dei servizi, della formazione e dei materiali necessari a far funzionare la macchina: la benzina, l’olio, le gomme, i circuiti, controlli, le verifiche e, al di sopra di tutto, la presenza di qualche soggetto esterno che certifichi la sostenibilità ambientale (DNSH per i più informati), l’economia circolare e, insomma, che le cose vanno come devono andare.

Tradotto nella pratica, beni e servizi per l’ufficio e la didattica, la sicurezza, le pulizie, i software, i noleggi, l’assistenza tecnica, le piattaforme e il web, i ricambi, le manutenzioni, cancelleria e carta (solo igienica, in ossequio alla digitalizzazione) e quanto serve per non essere obbligati a tenere la nostra Ferrari in garage.

Per rendere l’esempio più comprensibile, immaginiamo di trovarci in un liceo con circa 1.000 studenti, una cinquantina di classi, oltre 150 docenti e quasi 50 unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliario: negli ultimi anni questo liceo ha investito in modo sostanzioso su strutture e servizi, diventando una comunità attiva e aperta al territorio che interagisce in sintonia con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese... è un’eccellenza educativa che offre servizi, risorse tecnologiche, trasmette competenza e passione ai propri iscritti.

Immaginiamo ora di dover fare due conti in croce e calcolare quanto il MIM eroga a questa scuola per il funzionamento amministrativo e didattico: funzionamento che, come si potrà facilmente supporre, richiede qualche riscontro contabile, oltre ad un’offerta didattica intessuta di attività, progetti e dedizione del personale.

Non ci vorrà molto, perché il riferimento normativo è uno solo per le diverse tipologie di Istituto scolastico e il principale parametro di calcolo del finanziamento è il numero degli alunni/studenti, oltre al poco determinante numero di sedi/plessi e classi terminali.

Il D.M. 834 del 15/10/2015 infatti fissa criteri e parametri dimensionali e di struttura per l’assegnazione diretta alle scuole statali del fondo per il funzionamento amministrativo e didattico (PCTO escluso) e, nello stesso tempo, testimonia l’ultimo incremento apportato alla disponibilità complessiva, richiamando l’art. 1, comma 25 della Legge 107/2015, il quale stringatamente recita: «Il Fondo per il funzionamento delle Istituzioni scolastiche statali, di cui all’art. 1, comma 601, della Legge 27/12/2006, n. 296, e successive modificazioni, è incrementato di euro 123,9 milioni nell’anno 2016 e di euro 126 milioni annui dall’anno 2017 fino all’anno 2021».

Constatato che, salvo errori, abbagli ed equivoci, dopo il 2021 gli incrementi sono spariti e quindi in ciascun anno dal 2022 in poi il budget disponibile è tornato ad essere quello di dieci anni fa (occorre aggiungere che i costi di qualsiasi bene e/o servizio non sono diminuiti allo stesso modo?), vediamo in tabella la cruda realtà dei numeri.

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Si aggiungano inoltre, per completezza di informazione, i 15 euro annui per ciascun alunno con disabilità e il forfait di 200 euro per chi ha scuole serali/ospedaliere/carcerarie, senza dimenticare i 1.000 euro annui alle coraggiose scuole capofila di rete, stazioni appaltanti qualificate in pectore per l’acquisto di beni e servizi, formazione del personale e supporto amministrativo-contabile.

Ovviamente il decreto ministeriale si conclude ventilando una doppia promessa, espressa con formulazioni tutt’altro che incoraggianti: la possibilità di ulteriori assegnazioni per esigenze straordinarie, «previa valutazione degli Uffici Scolastici Regionali e delle risorse disponibili», e la revisione periodica dei criteri e parametri individuati dal decreto medesimo, «ove dovessero risultare non adeguati alle mutate esigenze delle Istituzioni scolastiche».

Tornando al nostro liceo, un calcolo veloce porta a stimare una assegnazione ministeriale annua di poco superiore ai 25mila euro, mentre – a parità di parametri dimensionali e di struttura – un istituto comprensivo con qualche plesso periferico non raggiungerebbe la stessa cifra.

Pochi, tanti, sufficienti? Se solo ci soffermiamo a considerare quanto sono cambiati gli strumenti di insegnamento/apprendimento, gli ambienti e le segreterie scolastiche, è innegabile che le esigenze siano fortemente mutate negli ultimi dieci anni, ma resistono ancora, imperterrite, le cifre di finanziamento mensile pro capite: meno di 2 euro al mese per ciascun alunno del primo ciclo, dai 2 ai max 4 euro per i più fortunati studenti delle superiori ed evitiamo – per carità di patria – di ricordare la quota alunni disabili...

Forse sarebbe il caso e il momento di ripensare criteri e parametri, come si disse nel lontano 2015.

Non che si abbia la pretesa assurda e criminale di lavare i cerchioni della nostra Ferrari con lo champagne, ma almeno che si possa comperare un adeguato telo di copertura per preservarne la carrozzeria, dato che a breve saremo costretti a tenerla ferma in garage per mancanza di benzina.

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