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- Migliorare la qualità della formazione nelle scuole e nei CFP
- Il Comenius in provincia di Pordenone
- In Italia un bambino su quattro vive sotto la soglia di povertà
- Parte IDEARIO, la discussione pubblica sull’agenda digitale
- Lavoro, relax o pigrizia: stare troppo seduti uccide (rapidamente)
- Note a margine sul TFA
Al momento di andare in stampa, si è appena concluso il Salone del Libro di Torino con un bilancio di poche luci e molte ombre. A fronte di un incremento del 4% di visitatori rispetto all’edizione precedente, le case editrici presenti lamentano per l’anno in corso cali consistenti nelle vendite, mediamente del 15%. La crisi attuale e la crescita dell’editoria digitale fanno la parte del leone, insieme al proliferare di continue novità e best-seller “facili” che vanno a discapito della qualità del prodotto. Ma ciò che realmente manca, secondo gli editori, sono gli utenti finali. Nel nostro paese esiste un piccolo nucleo di forti lettori, anche tra i bambini e gli adolescenti ma, tolti i lettori occasionali – o “delle feste”, quando si riceve un libro in regalo – poco oltre c’è il nulla. E ai bambini si fatica a trasmettere, a scuola e in famiglia, il piacere della lettura.
In un piccolo college inglese invece, racconta il Guardian, da qualche tempo si cerca di invertire la tendenza con risultati interessanti.
Il Kirk Hallam Community College è un istituto che accoglie studenti e studentesse del ciclo secondario, dagli 11 ai 18 anni. Anche lì come altrove si osservava nei ragazzi un netto calo di interesse verso la lettura nel passaggio dal ciclo primario a quello secondario. Oggi invece, in un intervallo apposito di venti minuti ogni pomeriggio, è normale passeggiare tra le aule e trovare ogni studente assorto nella lettura di un libro che non gli è stato assegnato per compito, ma che ha scelto per interesse personale.
Come racconta il direttore dell’istituto al Guardian, ci si è posti l’obiettivo di suscitare un movimento culturale dentro la scuola che celebrasse la lettura e incoraggiasse i ragazzi a scambiarsi idee e riflessioni. Per farlo, oltre a dedicare un momento giornaliero valido per tutta la scuola, si è fatto in modo di tenere nei locali della biblioteca una lezione su quattro del corso di Inglese per i primi due anni di corso.
A supporto di queste lezioni “speciali”, per strutturarle e fornire un filo conduttore, la scuola ha aderito negli ultimi quattro anni a un programma statale basato su una serie di curricola di lettura. Questi curricola sono progettati per migliorare negli alunni i processi cognitivi del linguaggio, per svilupparne la capacità di condividere le proprie opinioni e per espandere la scelta sulle tipologie e sui generi dei testi da leggere.
Lavorando sui curricola, si rendono autonomi i giovani lettori nella scelta di quali opere leggere su un determinato tema o soggetto. Per esempio, in occasione della Giornata Nazionale della Poesia (festa promossa internazionalmente dall’Unesco nel mese di ottobre), gli alunni del primo anno della secondaria fanno una lezione specifica in biblioteca, al termine della quale gli viene chiesto di scegliere un poema di loro gradimento su cui scrivere un componimento per il loro curricolo. Puntualmente, ogni anno gli alunni prendono in prestito con entusiasmo libri per i quali non avevano mai mostrato prima alcun interesse.
Per il curricolo a indirizzo storico, solitamente si fa riferimento alla Giornata della Memoria delle vittime dell’Olocausto. Gli studenti sono incoraggiati a leggere una selezione di opere di saggistica e di narrativa sul tema, per trovare quella che li interessa maggiormente. Gli insegnanti poi analizzano i curricola per avviare un dibattito tra gli studenti, aiutandoli a identificare le parti che richiedono miglioramenti e approfondimenti.
Il programma nazionale dei curricola di lettura, secondo un rapporto sul suo impatto nelle scuole dove è stato adottato, riscuote consensi estremamente positivi tra gli insegnanti interpellati, sia per l’incremento del tempo dedicato alla lettura, sia per il miglioramento riscontrato negli studenti.
Al Kirk Hallam College i prestiti della biblioteca sono quasi triplicati negli ultimi quattro anni. Non solo gli studenti leggono di più, ma si mostrano più a loro agio a discutere delle loro letture, non solo durante le ore di Inglese, ma anche nelle lezioni delle altre materie. L’apprendimento riflessivo è ormai entrato nel DNA dell’istituto.
Come dice il direttore, promuovere la lettura non significa convincere un ragazzo a leggere un romanzo di 400 pagine, bensì offrirgli l’opportunità di sperimentare tipi diversi di testi e di contenuti per sviluppare le sue capacità di lettura, comprensione e ragionamento critico; e, più semplicemente, per allargare i suoi orizzonti.
Migliorare la qualità della formazione nelle scuole e nei CFP
Al via la seconda fase della Peer Review, una metodologia che punta a far crescere la qualità dei sistemi formativi nelle scuole e nei centri di formazione professionale.
Promuovere il miglioramento continuo dell'offerta formativa e intensificare gli scambi tra le strutture scolastiche: con questi obiettivi sta per iniziare in Italia la seconda fase della Peer Review, una metodologia che punta a far crescere la qualità dei sistemi formativi nelle scuole e nei centri di formazione professionale.
La Peer Review è uno strumento che integra l'autovalutazione con la valutazione esterna, condotta generalmente da un gruppo di pari, in questo caso docenti di altre scuole, sotto la guida di un esperto di valutazione. Un dispositivo che è molto diffuso in ambito universitario e che ha dato ottimi risultati già nella prima fase di sperimentazione nel 2010.
Grazie a questa esperienza, infatti, che è avvenuta nell'ambito di un progetto pilota Leonardo da Vinci, è stato possibile predisporre una serie di strumenti operativi utili all'avvio della seconda fase delle attività.
L'Isfol, all'interno della rete internazionale ha partecipato come partner operativo, mentre il Miur come partner associato. Nella seconda fase di sperimentazione l'Isfol sarà coinvolto nel corso del 2012 nella diffusione a livello nazionale degli strumenti operativi di assicurazione qualità tra Istituti scolastici e centri di Formazione Professionale. La rete comprenderà 8 istituti scolastici (tecnici e professionali) e 8 centri di Formazione Professionale, per un totale di 16 visite di Pari a livello regionale. Cinque le Regioni coinvolte: Sicilia, Puglia, Veneto, Campania e Lazio. Ciascuna struttura sarà valutata da 4 Peer appartenenti ad altre strutture nell'ambito della stessa Regione di appartenenza.
Fonte: www.isfol.it.
Il Comenius in provincia di Pordenone
La conclusione di un progetto di parternariato multilaterale che ha coinvolto personale scolastico, famiglie e docenti di diversi Paesi europei.
Dal 30 aprile al 4 maggio scorsi la Città di Maniago (PN) ha ospitato un meeting internazionale di grande importanza. Si tratta dell’incontro finale del progetto di Partenariato Multilaterale Comenius, che ha visto la presenza di 33 tra docenti e dirigenti e 22 bambini dai 9 agli 12 anni.
Il progetto biennale, dal titolo Scientific Mind in Europe, ha delineato attività a carattere scientifico, condividendo modalità di programmazione e approcci nel rispetto delle singole realtà scolastiche e dei rispettivi curricoli nazionali.
La partership è composta da: Italia, Bulgaria, Spagna, Finlandia, Inghilterra, Lituania, Romania, Svezia, Turchia.
Il progetto ha permesso inoltre di confrontare i curricoli di scienze, i sistemi scolastici e l’organizzazione didattica oraria dei singoli Paesi componenti la partnership.
I docenti in mobilità hanno avuto modo di visitare diverse realtà scolastiche arricchendo così il loro bagaglio di conoscenze e competenze. In queste mobilità sono stati coinvolti anche alcuni alunni del Circolo didattico di Maniago, che lo scorso anno scolastico hanno potuto frequentare per un’intera settimana la scuola Kasurila Primary School di Siilinjärvi in Finlandia e quest’anno la Jurslaskolan di Norrköping in Svezia.
In questa occasione sono invece i bambini dell’Inghilterra, Bulgaria e Lettonia a partecipare alle attività scolastiche della scuola primaria di Maniago, ospitati presso famiglie che hanno dato la disponibilità a collaborare in questo importante momento di apertura all’Europa.
L’organizzazione del meeting ha richiesto molto impegno, ma la programmazione di tutte le azioni e delle iniziative rivolte sia agli adulti sia ai bambini è riuscita grazie alla collaborazione di un gruppo di genitori e insegnanti che, per poter rispondere al meglio a tutte le necessità dell’iniziativa, hanno costituito un Comenius Club, dividendosi i numerosi compiti e mettendosi, per tempo, all’opera per reperire le risorse necessarie.
Immediato e importante sostegno, anche finanziario, sono stati dati anche dalle Amministrazioni Regionale, Provinciale e Comunali coinvolte, da Associazioni e dalle Imprese del territorio che hanno subito colto l’importanza di tale iniziativa per la formazione dei ragazzi.
Il meeting si è concluso venerdì 4 maggio con una intensa “Mattinata delle scienze” e una brillante serata musicale che ha anticipato la ricorrenza de Il Giorno dell’Europa, in uno scenario particolarmente suggestivo e significativo, visti anche i numerosi riconoscimenti che il Circolo di Maniago ha ricevuto per la sua pluriennale esperienza nei progetti europei.
Per maggiori informazioni:
http://scuolemaniago.jimdo.com/europa/meeting-2012/
http://www.youtube.com/watch?v=rfh2KUQKC6M
In Italia un bambino su quattro vive sotto la soglia di povertà
Save the Children pubblica un dossier sullo stato dell’infanzia che ci colloca tra i peggiori paesi dell’Europa.
Negli ultimi quattro anni in Italia sono aumentati del 7% i bambini che vivono sotto la soglia di povertà: oggi sono più di 300.000, il 22,6% del totale, praticamente uno su quattro.
Il dato è riportato nell’ultimo dossier di Save the Children, dal titolo “Il paese di Pollicino”, che riporta i numeri della crisi e propone un piano strategico per portare fuori i minori dalla condizione di povertà assoluta. Il dossier si inserisce nella campagna avviata in maggio e di cui abbiamo dato conto in questa rubrica nel numero scorso.
«Tutti i dati sulla condizione dell’infanzia elaborati negli ultimi anni dai più autorevoli istituti di ricerca sembrano indicare che [il paese di Pollicino] è l’Italia» si legge nell’introduzione. «Un paese dove i bambini devono essere proprio molto piccoli se è vero che i loro problemi, e i problemi delle famiglie in cui vivono, in molti casi continuano a passare inosservati. Un paese nel quale, a differenza di quanto accade nella celebre fiaba di Perrault, l’abbandono dei minori non è una scelta dettata dall’indigenza di una singola famiglia (di taglialegna, per giunta), ma il risultato di un’amnesia collettiva che contribuisce a generare nuove povertà».
Nella triste gaduatoria della difficoltà, primi sono i bambini con un solo genitore: quasi uno su tre è povero. Poi i figli delle famiglie numerose, a seguire quelli delle coppie giovani, sempre per la mancanza o la precarietà nel lavoro dei genitori. Stessi problemi per i bambini del sud Italia e per i figli degli immigrati. Le conseguenze più frequenti sono il basso livello di istruzione finale, ma anche i problemi legati ad una alimentazione inadeguata o insufficiente.
Il piano proposto per affrontare il dramma sociale si articola in quattro interventi: sgravi fiscali per ogni figlio a carico o di voucher per l’acquisto di beni essenziali; servizi a sostegno della genitorialità, quale un piano di investimenti straordinari per gli asili nido; misure di sostegno al lavoro femminile e per favorire la conciliazione fra lavoro e famiglia, quale l’istituzione di un fondo di garanzia per mamme imprenditrici per favorirne l’accesso al credito; valutazione di impatto sull’infanzia di ogni nuovo provvedimento legislativo.
Parte IDEARIO, la discussione pubblica sull’agenda digitale
Cittadini, imprese e organizzazioni della società civile potranno promuovere le proprie idee alle istituzioni.
Il MIUR, nel contesto dell’Agenda Digitale Italiana, ha lanciato l’IDEARIO dell’Agenda Digitale Italiana, una discussione virtuale sulle azioni per sviluppare una strategia digitale in Italia. L’iniziativa è aperta a tutti i cittadini, imprese e organizzazioni della società civile che intendano proporre delle idee alle istituzioni impegnate nella definizione dell’Agenda Digitale Italiana. Oltre a inviare le proprie idee, ogni partecipante potrà discutere le proposte di altri e votarle con lo scopo di esprimere il proprio consenso.
La discussione ha luogo su una piattaforma dedicata e rimarrà aperta per tutta la durata dei lavori della Cabina di Regia. A conclusione dei lavori, il MIUR produrrà una relazione in cui saranno riportate le idee che hanno catalizzato la maggiore attenzione e le criticità più rilevanti emerse dal dibattito online. La relazione finale sarà valutata dai rispettivi tavoli di lavoro dell’Agenda Digitale Italiana e resa disponibile al pubblico.
Le fasi previste sono tre:
- I cittadini inviano le loro idee;
- la comunità discute e vota le idee migliori;
- le idee più votate salgono in cima alla lista: diventano più visibili e acquistano maggior valore all’interno della piattaforma.
La “consultazione social” è una modalità nuova di discussione e confronto con il pubblico, attraverso la quale il cittadino può proporre delle azioni concrete a partire dalla propria esperienza e dalle proprie esigenze. Il MIUR intende utilizzare queste pratiche innovative per sfruttare le potenzialità della rete nel coinvolgimento dei cittadini alla definizione delle politiche pubbliche. Il Ministero sta lavorando per lanciare a breve delle linee guida allo scopo di creare una cultura di partecipazione tra i cittadini e all’interno delle stesse istituzioni.
Intanto, sono molte le idee già proposte. Ad esempio, inserire l’educazione ai media nei programmi scolastici, perché «considerato l’alto tasso di esposizione mediatica al quale sono sottoposte le nuove generazioni, sembra quasi scontato pensare alla scuola italiana come un’agenzia di socializzazione capace di formare e trasmettere loro, concretamente, un approccio tecnico-culturale e un’alfabetizzazione integrale ai media: ma così non è. Rispetto ad altri paesi europei, come l’Inghilterra, la Germania e la Francia, l'educazione ai media (o Media Education, Educomunicazione ecc.), rimane una materia “mimetizzata” nel curriculum scolastico nazionale – presente solo grazie all'abilità e alla buona volontà di insegnanti qualificati e media educator – il che non permette ai nostri ragazzi di salire sul “treno” della società della conoscenza con la stessa maturità e adeguata esperienza dei propri coetanei all’estero». Oppure c’è chi propone la piena accessibilità per i disabili agli atti delle pubbliche amministrazioni, o ancora l’inserimento automatico dei dati personali in qualunque tipo di istanza presentata on-line, accedendo ad una banca dati centralizzata.
Per chi volesse proporre le proprie idee, l’indirizzo è il seguente: http://adi.ideascale.com.
Lavoro, relax o pigrizia: stare troppo seduti uccide (rapidamente)
Malattie cardiovascolari, diabete, obesità godono di un effetto moltiplicatore trascorrendo lunghe ore seduti.
Il senso comune e le raccomandazioni dei medici ci mettono in guardia ripetutamente: passare molte ore seduti nuoce alla salute. La colonna vertebrale non è nata per rimanere a lungo in quella posizione, senza contare gli effetti negativi di una vita prevalentemente sedentaria.
Un ampio studio condotto su parte della popolazione australiana, recentemente pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine, offre ora le evidenze scientifiche a supporto delle raccomandazioni.
Lo studio è stato effettuato nell’arco di tre anni, tra l’inizio del 2006 e la fine del 2008, e ha coinvolto oltre 220.000 abitanti di età superiore a 45 anni nell’ambito di un progetto sanitario: 52,4% le donne, 62% del totale erano sovrappeso o obesi, 86,7% asserivano di godere di buona/ottima salute; il 25,2% dichiarava di restare seduto non meno di 8 ore al giorno.
Ai partecipanti è stato distribuito un questionario sviluppato in collaborazione con l’OMS, su cui dovevano indicare le loro abitudini, tra cui in numero di ore giornaliere trascorse seduti. Uno degli scopi della ricerca era proprio individuare potenziali nessi tra la sedentarietà e le cause di morte correlate.
I dati raccolti, incrociati con i decessi avvenuti nel frattempo, hanno restituito informazioni precise.
Sui decessi registrati, la percentuale imputabile alle conseguenze della sedentarietà è calcolata al 6,9% – un valore ragguardevole e in qualche misura sorprendente, perché il tempo trascorso da seduti tende ad essere maggiore tra i più giovani e i più istruiti del campione di popolazione esaminato.
Com’era da attendersi, il tasso di mortalità è risultato più elevato tra quanti conducevano vita sostanzialmente inattiva; ciononostante, la sedentarietà prolungata ha mostrato di avere gli stessi effetti anche tra quanti praticano regolarmente attività sportiva.
Unico modo efficace per ridurre il rischio di morte è praticare vita attiva (sport, attività all’aperto ecc.) e abbattere il numero di ore trascorse da seduti. Proprio come ci hanno sempre detto i medici di base.
Note a margine sul TFA
Alcuni chiarimenti del Miur sulla preselezione nazionale, sul “destino” dei docenti con 36 mesi di servizio e sull'attivazione dei prossimi concorsi.
A proposito dei Tirocini Formativi Attivi il Ministero, in un comunicato dell’8 maggio 2012, ha chiarito alcuni aspetti che riguardano sia i test preselettivi, sia i requisiti necessari per accedervi.
Il primo corso di TFA, bandito con decreti rettoriali del 3 maggio 2012, sarà attivato con la preselezione nazionale nelle date già fissate e proseguirà secondo le modalità e i tempi stabiliti da ciascuna Università, indipendentemente dal diverso percorso abilitante previsto per i docenti con 36 mesi di servizio, laureati ma senza il possesso della prescritta abilitazione. Tali percorsi, infatti, avranno tempi e modalità di espletamento diversi dai primi, dovendosi procedere ancora alla stesura del provvedimento amministrativo di istituzione dei suddetti percorsi e di individuazione degli aventi titolo, oltre all’acquisizione preventiva delle prescritte autorizzazioni e consensi.
La procedura per i docenti con 36 mesi di servizio sarà costituita da un percorso formativo e da un esame da sostenere e superare per conseguire l’abilitazione.
Inoltre, contrariamente a quanto previsto dalla precedente legge n. 124/99 secondo la quale il conseguimento dell’abilitazione comportava l’automatica inclusione nelle graduatorie permanenti (oggi GAE), allo stato della normativa vigente (legge finanziaria n. 244/2007, art. 2 comma 416) l’abilitazione che si consegue a seguito della frequenza del TFA o dei corsi di laurea in Scienza della formazione primaria rappresenta solo la conclusione del percorso di formazione iniziale dell’insegnante e costituisce il presupposto per la partecipazione alle procedure concorsuali. Abilitarsi, dunque, non significa diritto al posto.
Relativamente ai prossimi concorsi, il Miur annuncia poi di aver attivato la procedura per bandire un concorso a cattedre per abilitati, limitatamente alle classi di concorso ed alle Regioni in cui vi siano posti effettivamente vacanti, che si svolgerà presumibilmente nell’a.s. 2012/2013, secondo la normativa vigente. I posti disponibili per questo concorso corrisponderanno, ovviamente, al 50% della totalità e saranno assegnati ai vincitori a partire dall’a.s. 2013/2014. Contemporaneamente si sta lavorando alla predisposizione del nuovo regolamento sul reclutamento previsto dall’art. 2 comma 416 della legge 244/2007 che introdurrà modalità innovative, attualmente allo studio. Subito dopo l’approvazione del regolamento, presumibilmente nella primavera prossima, sarà bandito un nuovo concorso cui avranno accesso tutti gli abilitati, compresi quelli del TFA.
Infine, si è appena completato il riesame delle classi di concorso. Il regolamento che deve recepire le nuove classi di concorso entrerà in vigore dal 2013/2014 e se ne terrà conto nel bando concorsuale della prossima primavera.