Le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione sono Legge. Dopo il parere favorevole del Consiglio di Stato, c’è stato, infatti, il varo definitivo del Regolamento. Ora le scuole attendono che arrivi nelle rispettive sedi il numero monografico degli “Annali della Pubblica Istruzione” con il testo ufficiale.
Dire che siamo di fronte ad un evento di enorme portata è semplicemente un’ovvietà, che tuttavia merita di essere enunciata. Nel Regolamento approvato il 16 novembre dal Consiglio dei Ministri si chiarisce, all’art. 1, che «a partire dall’ano scolastico 2012-13, le scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione procedono all’elaborazione dell’offerta formativa avendo a riferimento in prima attuazione e con gradualità le nuove Indicazioni [...]». Dunque si parte subito, seppur senza dannose accelerazioni, e infatti nell’anno scolastico in corso i Collegi utilizzeranno le Indicazioni solo per le parti «coerenti con il piano dell’offerta formativa adottato». All’art. 2 del Regolamento si mettono a fuoco le materie insegnate nel primo ciclo, ovvero: italiano, lingua inglese e seconda lingua comunitaria, storia, geografia, matematica, scienze, musica, arte e immagine, educazione fisica, tecnologia; con la peculiarità, confermata, dell’insegnamento trasversale di “Cittadinanza e Costituzione”.
Un breve excursus storico
Si diceva che siamo di fronte ad un passaggio di enorme rilievo per la scuola del primo ciclo. Ed è proprio così, perché si mette un punto fermo su un confronto e un dibattito durato un decennio. Ecco le sue fasi più importanti:
2003
La Legge delega n. 53 del 2003 (cosiddetta Riforma Moratti) apre la fase al riordino globale del sistema scolastico e in particolare del primo ciclo.
2004
Il riordino del primo ciclo prende forma effettiva con il D.Lgs. 59 del 2004 (“Definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione”, a norma dell’articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53) che prevedeva il ridisegno generale e complessivo del sistema educativo di istruzione e formazione, delle sue articolazioni cicliche e delle sue finalità ultime.
2006
Con la vittoria elettorale della primavera 2006, il centrosinistra tornò al governo il 17 maggio 2006. Fu così immediatamente smontata la figura del docente tutor (uno dei perni delle Indicazioni-Moratti del 2004) con la sequenza contrattuale del 17 luglio 2006, mentre si preparò il varo di nuove Indicazioni nazionali (“Indicazioni per il curricolo”), da affiancare sperimentalmente a quelle vigenti a seguito del D.Lgs. 59/2004.
Le ragioni di questo cambio di rotta sono state certamente politiche e indubbiamente pedagogiche. Da una centralità sulla persona e sull’autonomia (forte) del percorso del singolo alunno disegnata dalla Moratti nel 2004 attraverso il lavoro dell’èquipe guidata dal prof. Bertagna, si torna all’idea della centralità dell’insegnamento-apprendimento e del curricolo. Si passa insomma da una pedagogia di matrice cattolica, personalistica (da Maritain a Hoz), ad una pedagogia antropocentrica, che ancora formula obiettivi minimi, certo flessibili, ma per il traguardo di tutti. Da qui la scelta del ministro Fioroni di far presentare le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo (targate Ceruti e pubblicate nell’estate del 2007) dal filosofo-sociologo francese E. Morin.
Ma la scelta di offrire alle scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado, un nuovo testo non aveva forse solo motivazioni politiche e pedagogiche: con tutta probabilità le Indicazioni nazionali del 2004 furono considerate troppo rigide e strutturate, e le disposizioni organizzative molto pervasive (si vedano il docente tutor, il portfolio e l’enfasi sull’unità di apprendimento).
Le nuove Indicazioni di Fioroni si sono mostrate subito più flessibili e questo le ha aiutate a collocarsi meglio nel sistema-scuola. E così con il D. M. 31 luglio 2007 è stata avviata la sperimentazione biennale delle nuove Indicazioni, riferita agli a.s. 2007/08 e 2008/09.
2008
Nel 2008 torna al governo il centro-destra. Con il Ministro dell’Istruzione Gelmini, il Governo vara il D.P.R. n. 89 del 2009 (Regolamento di Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’Infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133).
Il D.P.R. 89/2009 chiarisce che «In sede di prima attuazione del regolamento, e comunque per un periodo non superiore a tre anni scolastici decorrenti dall’anno scolastico 2009-2010, si applicano le Indicazioni nazionali di cui agli allegati A, B, C e D del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, come aggiornate dalle Indicazioni per il curricolo di cui al decreto del Ministro della pubblica istruzione in data 31 luglio 2007. Con atto di indirizzo del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sono individuati i criteri generali necessari ad armonizzare gli assetti pedagogici, didattici ed organizzativi agli obiettivi previsti dal presente regolamento».
2009
Nel corso del triennio scolastico 2009/2010 – 2011/2012, l’eventuale revisione delle Indicazioni nazionali, di cui al comma 3 del D.P.R. 89/2009, da adottarsi mediante regolamento ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sarebbe stata effettuata, sulla base degli esiti di apposito monitoraggio sulle attività poste in essere dalle istituzioni scolastiche, affidato all’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (ANSAS) e all’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI).
2011
Il 4 novembre 2011, a conclusione del nuovo triennio di sperimentazione bipartisan delle Indicazioni-Moratti e delle Indicazioni-Fioroni, con un tempismo abbastanza sorprendente, il Ministero ha avviato il monitoraggio con la collaborazione dell’ANSAS. Lo stesso Ministero, guidato dal prof. Profumo, in data 18 aprile 2012 ha comunicato i criteri adottati per la revisione delle Indicazioni nazionali sulla base, a questo punto, del testo-Fioroni del 31 luglio 2007.
2012
Il 30 maggio 2012 il Ministero ha pubblicato la bozza delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, diventata Legge, come si diceva, alla fine di novembre 2012. Siamo così giunti alla fine del percorso decennale che ha rimodulato la struttura della nostra scuola del primo ciclo. Dunque la base delle nuove Indicazioni, su cui le scuole devono iniziare a lavorare da subito, è il testo-Fioroni del 2007; tuttavia non pochi sono gli aggiustamenti e le novità.
Le nuove Indicazioni
L’indice del documento è così strutturato:
- Cultura, scuola, persona (la scuola nel nuovo scenario, centralità della persona, per una nuova cittadinanza, per un nuovo umanesimo);
- Finalità generali (Scuola, Costituzione, Europa);
- L’organizzazione del curricolo (dalle Indicazioni al curricolo, aree disciplinari e discipline, continuità e unitarietà del curricolo, traguardi per lo sviluppo delle competenze, obiettivi di apprendimento, valutazione, certificazione delle competenze, una scuola di tutti e ciascuna, comunità educativa, comunità professionale e cittadinanza);
- Segue la suddivisione nei vari ordini del primo ciclo dall’Infanzia alla Secondaria di primo grado.
Dal testo delle Nuove Indicazioni si possono estrapolare tre parole chiave: la diade persona-comunità, il curricolo, le competenze.
Diade persona-comunità
La centralità della persona assume un ruolo meno enfatico e ontologico rispetto alle Indicazioni del 2004, per collocarsi più immediatamente nel campo della cittadinanza, di valori antropologici ampi, vissuti nei contesti reali e nelle comunità. è il tentativo di far dialogare le due culture (quella aristotelico-tomistica e quella neo-moderna) che hanno lottato per lasciare la loro impronta sulla scuola dal 2003 ad oggi.
Un tentativo di sintesi, al di là dei riferimenti pedagogici prestati da un campo all’altro, tutt’altro che semplice. Lo si coglie nel preambolo al capitolo sulle Finalità Generali, laddove si dice «Nella consapevolezza della relazione che unisce cultura, scuola e persona,la finalità generale della scuola è lo sviluppo armonico e integrale della persona, all’interno dei principi della Costituzione italiana e della tradizione culturale europea, nella promozione della conoscenza e nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità individuali, con il coinvolgimento attivo degli studenti e delle famiglie». Come si diceva poc’anzi, si coglie, senza ombra di dubbio, il tentativo di far coesistere la diade culturale persona-comunità.
Il curricolo e il profilo dello studente
Sul curricolo è necessario soffermarsi di più perché si entra nel perno del nuovo testo. Intanto va detto che le nuove Indicazioni (2012), forse per rimediare ad una sorta di dimenticanza del testo del 2007, propongono (pagg. 8-10) il “Profilo dello studente al termine del primo ciclo d’istruzione”. Il Profilo vero è di poche righe e afferma: «lo studente al termine del primo ciclo, attraverso gli apprendimenti sviluppati a scuola, lo studio personale, le esperienze educative vissute in famiglia e nella comunità, è in grado di iniziare ad affrontare in autonomia e con responsabilità le situazioni di vita tipiche della propria età, riflettendo ed esprimendo la propria personalità».
Elementi fondanti del curricolo
In Base alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’aprile 2008:
- Conoscenze: indicano il risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento. Le conoscenze diventano così l’insieme di fatti, principi, teorie e pratiche, relative a un settore di studio o di lavoro e vengono descritte come teoriche e/o pratiche;
- Abilità: indicano la capacità di applicare conoscenze e di usare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi; le abilità sono descritte come cognitive (pensiero logico, intuitivo e creativo) e pratiche se implicano l’abilità manuale e l’uso di metodi, materiali, strumenti;
- Competenze: indicano la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche in situazioni di lavoro o studio e nello sviluppo professionale e personale. Sono descritte in termini di responsabilità e autonomia.
Dunque lavorare nella scuola del primo ciclo, per competenze significherà:
- mettere al centro l’alunno;
- dare rilievo all’esperienza attiva, ai saperi “altri”, che provengono da esperienze anche lontane dall’aula;
- usare molta attenzione ai processi e ai metodi;
- portare attenzione alla riflessione, agli aspetti emotivi, dunque ad una crescita non tanto e non solo dei saperi, ma integrale che implica acquisizione di autonomia e responsabilità.
Sulla base di questo profilo conclusivo, il curricolo dello studente, dall’Infanzia alla Secondaria di primo grado, in una sorta, come è stato osservato, di “consacrazione” degli Istituti Comprensivi, è organizzato per competenze-chiave europee. Si distingue poi in modo netto la scuola dell’infanzia dal primo ciclo: il curricolo del primo ciclo è, infatti, pensato in verticale e strutturato per competenze-chiave, che descrivono i risultati di apprendimento declinati in competenze, abilità, conoscenze. Le abilità sono gli obiettivi per i traguardi delle indicazioni; le conoscenze vanno ricondotte e commisurate agli obiettivi.
Come si può intuire, le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 (in analogia a quelle del 2007) non individuano in modo secco, determinato, le competenze da perseguire; si parla di “traguardi per le competenze” e degli “obiettivi per i traguardi”, ma mai di risultati di apprendimento in termini di competenze. Però sulle competenze da inseguire nel ciclo primario la scuola dovrà lavorare, cimentarsi, perché è qui la premessa del curricolo verticale, anima vera delle nuove Indicazioni.
Si dice poi che «Il curricolo di istituto è espressione della libertà di insegnamento e dell’autonomia scolastica e, al tempo stesso, che esplicita le scelte della comunità scolastica e l’identità dell’Istituto [...] ogni scuola predispone il curricolo all’interno del Piano dell’Offerta formativa, con riferimento al Profilo dello studente al termine del primo ciclo di istruzione, ai traguardi per lo sviluppo delle competenze, agli obiettivi di apprendimento specifici per ogni disciplina». La guida, il binario obbligatorio, per la realizzazione del curricolo di istituto restano le discipline, non più intese a compartimenti separati ma nell’unitarietà dei percorsi di apprendimento perché «[...] le stesse fondamenta delle discipline sono caratterizzate da un’intrinseca complessità e da vaste aree di connessione che rendono improponibili rigide separazioni».
Così, dai tre ai quattordici anni, inseguendo le discipline (o meglio le aree disciplinari) in un contesto di trasversalità, si realizza il curricolo di Istituto nella direzione del Profilo dello Studente che è riempito dalle competenze acquisite o acquisibili.
Le competenze
Le Indicazioni mostrano una prospettiva diversa per le competenze rispetto a quella, probabilmente, ancora oggi in uso nelle scuole. La frase contenuta nel paragrafo denominato “Profilo delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione” è molto precisa in merito: la formazione dello studente frequentante il primo ciclo dell’istruzione avviene «attraverso gli apprendimenti sviluppati a scuola, lo studio personale, le esperienze educative vissute in famiglia e nella comunità».
Dunque la competenza non è solo qualcosa di trasversale rispetto alle aree disciplinari, ma è qualcosa che intesse la vita intera del ragazzo. Certo il faro verso cui tendere resta il quadro delle competenze-chiave per l’apprendimento permanente, definite dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea (Raccomandazione del 18 dicembre 2006), ovvero:
- comunicazione nella madrelingua;
- comunicazione nelle lingue straniere;
- competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
- competenze digitale;
- “imparare ad imparare”;
- competenze sociali e civiche;
- spirito di iniziativa e imprenditorialità;
- consapevolezza ed espressione culturale.
I traguardi per lo sviluppo delle competenze, relativi ai campi di esperienza (infanzia) e alle discipline (primaria e scuola secondaria di primo grado), vengono fissati al termine di ciascuno dei tre cicli della scuola di base – e sono traguardi prescrittivi che impegnano le istituzioni scolastiche. Gli obiettivi di apprendimento invece «individuano campi del sapere, conoscenze e abilità ritenuti indispensabili al fine di raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze». Gli obiettivi sono strutturati in nuclei tematici e definiti su periodi lunghi (triennio scuola infanzia, quinquennio scuola primaria, triennio scuola secondaria di primo grado).
Per andare sul terreno concreto, esempi di competenze potrebbero essere “ha padronanza della lingua italiana”, “possiede un registro linguistico ...”, “comunica a livello ... in due lingue europee”, “sa analizzare fatti della realtà”, “utilizza le tecnologie della comunicazione in maniera ...”. Con il profilo delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione, lo studente – attraverso gli apprendimenti sviluppati a scuola, lo studio personale, le esperienze educative vissute in famiglia e nella comunità – è in grado così di iniziare ad affrontare in autonomia e con responsabilità la propria dimensione di vita.
Alle competenze si legano abilità, conoscenze e prestazioni. Ad esempio se prendiamo la competenza “padronanza della lingua italiana”, le abilità relative da misurare potrebbero essere “saper interagire con altri, ponendo domande, esprimendo sensazioni e bisogni”; le conoscenze potrebbero invece essere “sa identificare le principali strutture della lingua italiana; possiede gli elementi di base, ha il lessico ...”; le prestazioni: “sa realizzare un testo di ...”, oppure “a partire da un testo letto dall’insegnante, sa riassumerlo in sequenze ecc.”. Ed ecco così declinato nella direzione del Profilo finale dello studente a conclusione del primo ciclo, il percorso che insegue, attraverso abilità, conoscenze e prestazioni, le competenze-chiave per l’alunno e la sua crescita.
È la didattica per competenze che dovrà essere in grado o meno di unire il curricolo nazionale, sotteso alle nuove Indicazioni, con il curricolo locale e di istituto, proprio perché le competenze non possono essere dell’apparato ma del singolo. Si va davvero verso una scuola alunno-centrica. è compito degli Istituti tradurre questa opportunità, che ora sarà presumibilmente stabile, nella pratica.