Sinergie di Scuola

Durante l’estate il Ministero dell’Istruzione, attraverso uno specifico Piano (introdotto con nota 944 dell’11/05/2022), ha inteso nuovamente coinvolgere gli studenti nella frequenza di laboratori e iniziative formative di varia natura.

Nella precedente edizione, lo scopo principale della proposta è stato quello di colmare i vuoti derivanti dalla distanza fisica nelle relazioni educative che la pandemia aveva portato con sé.

Per il Piano Estate 2022, su precisa indicazione ministeriale, è stato identificato l’obiettivo di rendere la scuola una “seconda casa”, capace di accogliere tutti e ciascuno secondo le proprie condizioni. In questa prospettiva è stata prevista, in particolare, la possibilità di realizzare attività finalizzate all’accoglienza, all’inserimento e all’alfabetizzazione in lingua italiana dei minori che provengono da ambienti migratori, come i ragazzi ucraini.

Il rinforzo e il potenziamento degli apprendimenti è stato comunque individuato come punto di partenza per tutti i possibili fruitori delle iniziative scolastiche, tenendo conto delle difficoltà riscontrate per varie cause.

Per raggiungere questo obiettivo, nel mese di giugno sono stati previsti interventi nel campo delle cosiddette “materie di base”, anche tenendo conto dei percorsi di valutazione degli apprendimenti appena conclusi (compresi i risultati dei test Invalsi).

In questa prima fase, in altre parole, attraverso brevi percorsi personalizzati e di gruppo, si è inteso fornire agli alunni (particolarmente ai “più deboli”), un supporto in linea con i canoni del tradizionale recupero.

Nella fase successiva (mesi di luglio e agosto) sono stati presi in considerazione percorsi maggiormente trasversali (e quindi non necessariamente disciplinari): attività ludico-creative realizzate attraverso laboratori (d’arte, musica, scrittura creativa), attività sportive e motorie, attività finalizzate a favorire l’espressione della persona e – nel caso di alunni stranieri – l’acquisizione di competenze linguistiche in situazioni di potenziamento della socialità, anche vissute in spazi esterni appartenenti alla comunità territoriale.

Sono state tra l’altro individuate come favorite (laddove possibile) le attività a contatto con la natura, esperienze che consentono contemporaneamente l’approfondimento di tematiche ambientali e l’acquisizione di competenze civiche e relazionali collocabili sul piano dell’educazione alla cittadinanza attiva, declinata nei vari aspetti riguardanti la sostenibilità e la cura di sé stessi e degli altri.

Le competenze maturate durante i mesi estivi dovrebbero essere messe in campo nella terza fase (quella attuale, corrispondente al mese di settembre) di «rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali con introduzione al nuovo anno» e di «familiarizzazione con i gruppi di pari nei contesti scolastici».

Questa fase dovrebbe, quindi, rappresentare la sintesi conclusiva dei due approcci formativi sopra descritti, per una serena ripresa delle lezioni da parte di tutti i minori al momento del suono del primo campanello.

A tal fine, risulta essenziale, secondo le parole del Ministro Bianchi, che «le azioni siano ricomprese entro una cornice di significato in relazione alle altre attività svolte nel corso dell’anno».

Attività facoltative

Ci sono, però, alcuni elementi che costituiscono un ostacolo all’efficace conclusione del percorso sin qui descritto e, di conseguenza, alla valorizzazione degli esiti dello stesso nel corso dell’anno scolastico 2022/2023.

Tra i suddetti elementi negativi va citato il carattere facoltativo delle iniziative comprese nel Piano Estate, che comporta la possibilità di adesione volontaria e libera da parte degli alunni e la non incidenza della frequenza delle attività in questione sulle valutazioni scolastiche.

Per chiarire il senso di tale affermazione si può citare la differenza di percezione, da parte dell’utenza, che in molti casi intercorre tra la Scuola d’estate e il Centro Estivo organizzato da Enti locali o associazioni (sportive e non) presenti sul territorio.

Precisiamo innanzitutto che entrambe le esperienze dovrebbero avere come comune denominatore il valore formativo e non costituire semplicemente un’opportunità di collocamento dei minori nei periodi non coincidenti con le ferie programmate dai genitori.

Il centro estivo, tuttavia, viene spesso percepito dai ragazzi (e anche dalle loro famiglie) come uno spazio più appetibile della scuola che – a livello di pensiero collettivo che implicitamente viene trasmesso alle nuove generazioni – è vissuta tuttora più come un obbligo che come un’opportunità.

Il motivo di tale visione risiede ancora una volta nel metodo adottato per “fare scuola” da un buon numero di docenti nel corso dell’anno scolastico: un metodo basato su concezioni pedagogiche e strategie didattiche non in linea con le aperture innovative presenti nelle indicazioni ministeriali, come quelle che hanno rappresentato l’indirizzo per lo svolgimento delle attività nei mesi di luglio e agosto.

Queste ultime indicazioni hanno fatto riemergere le contraddizioni di una scuola che vorrebbe essere considerata una “seconda casa”, ma spesso si limita a fornire gli strumenti necessari per imparare e i contenuti da assimilare... pur riconoscendo che (soprattutto in caso di difficoltà) è fondamentale mettere la persona in condizione di usare correttamente le risorse acquisite in un contesto di vita.

La scuola all’aperto

In questo senso va nuovamente sottolineata l’attenzione riservata dal Piano Scuola Estate alla “scuola all’aperto” e all’adozione di metodologie laboratoriali.

È qui che si può evidenziare il valore aggiunto dell’esperienza scolastica estiva: il giardino, il parco, il “fuori scuola” non viene utilizzato solo come spazio di ricreazione, ma diventa un luogo di opportunità educative e formative che può offrire molte occasioni di apprendimento.

Una buona percentuale di docenti (soprattutto di scuola secondaria) non è, purtroppo, ancora disposta a pensare ad una ripresa delle attività didattiche “ordinarie” basata su esperienze di scuola all’aperto significativamente connesse con la quotidianità della vita in classe.

In molti casi il giardino, il cortile sono visti come spazi deputati soprattutto allo svago o alla socializzazione. Anche le uscite sul territorio sono pensate in tal modo, pur se vengono riconosciute come contesto relazionale idoneo ad un approfondimento di conoscenze già introdotte nelle lezioni in classe.

Nella prima fase dell’anno scolastico si attribuisce a tali spazi soprattutto il compito di offrire ai minori momenti utili a riabituare gradualmente alla normale routine scolastica, fatta di lezioni frontali, di interrogazioni, di compiti a casa e quant’altro.

Sarebbe, invece, indispensabile pensare all’ambiente esterno come ad un grande laboratorio (preferibilmente “a cielo aperto”), nell’ambito del quale le esperienze prendono spunto dagli interessi individuali e si sviluppano con l’osservazione, la scoperta, la ricerca, la sperimentazione.

Questa impostazione è messa in pratica quasi esclusivamente dagli insegnanti di scuola dell’infanzia, che hanno appreso in modo sempre più diffuso a progettare in tal senso pregevoli unità di apprendimento.

Per poter modificare in maniera consapevole l’atteggiamento del corpo docente si renderebbe necessaria una seria formazione che consentisse di sperimentare gli strumenti da proporre agli studenti.

Tutti i docenti (e non solo i nuovi insegnanti) dovrebbero essere messi in grado di progettare (e realizzare) un curricolo aperto basato su competenze trasversali, progettazione per aree di competenze e per fasce di età e allestimento di spazi esterni come ambienti di apprendimento.

Tornando al Piano Scuola Estate si può ancora affermare che le difficoltà incontrate dagli insegnanti e dai Dirigenti scolastici nella progettazione delle iniziative da realizzare sono derivate anche dai tempi molto limitati a disposizione per strutturare i percorsi.

I Patti educativi di comunità

Come ultima considerazione, si può affermare che le “scuole aperte” durante il periodo estivo dovrebbero rappresentare dei segmenti temporalmente connotati dei più ampi Patti educativi di comunità introdotti con il Piano Scuola 2020-2021 (di cui abbiamo già parlato in precedenza, nel num. 119 – Maggio 2022 di Sinergie di Scuola).

Come s’è detto allora, questo modello di politica territoriale coinvolge le comunità educanti composte dalla scuola, dagli enti locali (proprietari degli edifici scolastici e centri di definizione di politiche pubbliche), da altre strutture formative quali associazioni, fondazioni, imprese sociali, cooperative, enti di volontariato ecc.

In contesti così strutturati vengono operate scelte strategiche che individuano i presidi educativi sul territorio, cioè gli spazi (o meglio, i “luoghi”) destinati a realizzare il processo di apprendimento dei ragazzi: oltre alle mura scolastiche, le associazioni sportive, le biblioteche, i musei, le librerie, i cinema, i doposcuola.

Si auspica che nei prossimi anni venga implementato questo modello educativo (attualmente più presente nei piccoli comuni) per raggiungere realmente importanti obiettivi come il contrasto alla povertà educativa e l’incentivo a sperimentare nuove modalità di educare e di “fare scuola”.

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