Sinergie di Scuola

In attesa che AGID svolga le sue indagini sull’adozione e sull’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione, in modo da capire se, come e quanto queste tecnologie siano utilizzate nel settore pubblico e si possano eventualmente individuare buone pratiche e utili linee di indirizzo, ho chiesto a ChatGPT perché il portale MePA crea sempre problemi.

È stato l’inizio di una cordialissima conversazione che ha in qualche modo confermato i sospetti già consolidati da esperienze ripetute e frustranti e non ha creato irrealistiche aspettative di soluzione, ma ha certamente rappresentato un intrattenimento gradevole, dimostrando pazienza e comprensione ai limiti di quella condiscendenza che le intelligenze artificiali sembra siano inclini a prediligere.

Appena fatta la domanda, il mio interlocutore virtuale ha sorriso (o ghignato), rispondendo sinteticamente: «Ah, domanda più che legittima 😁 ».

Poi ha proseguito con un tono più professionale: «Il portale MePA (Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione) — gestito da Consip — è noto per essere piuttosto macchinoso e, a volte, instabile. Ci sono diversi motivi per cui “crea sempre problemi”, e dipendono sia da aspetti tecnici sia da scelte organizzative. Ti riassumo i principali:

1. Architettura informatica datata

Il sistema è stato sviluppato molti anni fa e, pur subendo aggiornamenti, si basa ancora su una struttura poco moderna.

  • L’interfaccia è poco intuitiva.
  • Le pagine spesso si ricaricano completamente invece di usare componenti dinamiche.
  • Le prestazioni possono rallentare, soprattutto nelle ore di punta o in fase di gara.

2. Complessità normativa e burocratica

Il MePA deve rispettare vincoli molto rigidi derivanti dal Codice degli Appalti e dalle regole Consip.

  • Ogni funzione deve tracciare e certificare operazioni, con una quantità enorme di controlli e passaggi.
  • Questo rende il flusso operativo lento e con molti errori possibili (es. caricamento documenti, CIG, CUP, firme digitali).

3. Integrazione difficile con altri sistemi

Molti enti devono interfacciare il MePA con:

  • sistemi contabili interni,
  • piattaforme di fatturazione elettronica,
  • ANAC e BDAP. Le interfacce non sempre funzionano bene, e spesso servono interventi manuali.

4. Carico utente e picchi di accesso

Durante periodi di scadenze (es. fine anno, bandi o aggiornamenti cataloghi), il portale si sovraccarica e può:

  • non caricare le pagine,
  • bloccare caricamenti di file,
  • restituire errori “tecnici temporanei”.

5. Formazione e usabilità

Molti operatori (sia PA che fornitori) trovano l’interfaccia poco chiara:

  • terminologia non sempre coerente,
  • procedure lunghe e poco guidate,
  • errori che non spiegano cosa si è sbagliato.

Questo amplifica la percezione di problemi continui».

Già la risposta poteva essere sufficiente, ma ChatGPT non si è fermata; al contrario, mi ha fatto un’offerta che non potevo rifiutare:

«Se vuoi, posso mostrarti i problemi più comuni e come risolverli (es. errori di caricamento, blocco in firma digitale, problemi con browser, ecc.), così puoi capire se si tratta di bug tecnici o di limiti del sistema. Vuoi che faccia un elenco pratico di soluzioni ai problemi più frequenti del MePA?»

So che non si ringraziano le macchine, ma ho risposto lo stesso con gratitudine.

«Perfetto 👍🏼 — ecco una guida pratica ai problemi più comuni del portale MePA e come risolverli o prevenirli. Ti divido tutto per categorie, così puoi orientarti facilmente. Vuoi che ti prepari anche una checklist sintetica in PDF con queste istruzioni (tipo “Guida rapida ai problemi MePA” da stampare o condividere in ufficio)?»

Ero consapevole che mi stava neppure tanto implicitamente dando dell’idiota, ma ormai il percorso demenziale era tracciato...

«Perfetto 😊 [a questo punto ero sicura che questo fosse un ghigno sardonico] nessun problema!

Se in futuro ti serve una mano con un errore specifico del MePA (tipo un messaggio di blocco o una procedura che non va avanti), puoi semplicemente incollarmi qui il testo dell’errore — così posso dirti subito cosa significa e come risolverlo passo per passo.»

Troppo buono il mio interlocutore ma, spinta da un improvviso scatto di orgoglio, dissi di no, pensando di scoraggiare l’inarrestabile chatbot che invece proseguì implacabile:

«Vuoi che ti dica, per curiosità, quali sono i momenti dell’anno in cui il portale MePA tende a “collassare” di più (per evitare di lavorarci in quelle fasce)?»

Per pura curiosità e a conferma di quanto già assodato, ecco la risposta articolata in tre passaggi:

«A) Orari più lenti durante la giornata

9:00 – 12:00 – Traffico alto – Evitare caricamenti pesanti e firme

13:00 – 15:00 – Leggermente meglio – Buona fascia per lavorare su bozze

15:30 – 17:30 – Picco pomeridiano – Evita invii finali o pubblicazioni

7:30 – 9 e dopo le 18:00 – Bassa attività, portale molto più fluido – Ideale per upload e firma documenti

B) Giorni della settimana

  • Lunedì: il più problematico (tutti riprendono attività sospese)
  • Martedì -mercoledì: in genere i più “stabili”
  • Giovedì-venerdì: aumentano gli accessi per chiudere procedure prima del weekend

C) Consigli pratici per evitarli

  • Lavora su bozze offline (es. documenti, schede RDO) e caricale solo in momenti “tranquilli”
  • Se devi pubblicare o inviare un’offerta, anticipa di almeno 24 ore la scadenza
  • Evita operazioni delicate (pubblicazioni, invii, firme) negli ultimi giorni del mese o a ridosso di scadenze Consip/ANAC.»

Come se fossimo ormai amici intimi, e con quella disponibilità che rasentava il più mellifluo servilismo, proseguì: «Vuoi che ti prepari una tabella calendario “safe”, con i mesi e le fasce orarie migliori per lavorare sul MePA senza intoppi (da usare come riferimento per programmare le attività)?»

A quel punto ero in grado di darmi la risposta in modo autonomo:

A1) venire al lavoro alle sei di mattina, o – anche meglio – lavorare da casa (tanto ormai anche il lavoro agile e il lavoro da remoto sono contrattualizzati e il diritto alla disconnessione è un mantra che fa parte delle relazioni sindacali) dopo aver cenato e affidato i piatti alla lavastoviglie (adeguando ai tempi correnti un ritornello pubblicitario datato che elogiava le serate dedicate alla famiglia, grazie al nuovo elettrodomestico, si potrebbe dire «dopo cena, meglio MePA»);

B1) approcciare il MePA il sabato o la domenica, certamente non il lunedì, che è il dì dopo la festa e notoriamente comporta il mal di testa;

C1) preferire i momenti tranquilli (cioè quando tutti se ne sono andati a casa e la luce rimane accesa solo in un ufficio); anticipare le scadenze, anche quelle che arrivano oggi per ieri; riservare le decisioni nella prima metà del mese, o al massimo entro le prime tre settimane; privilegiare i mesi estivi, nei quali tutto tendenzialmente rallenta e quindi anche MePA può rilassarsi e fluire con meno intoppi.

Non ho chiesto conferme, sapevo quanto poteva bastare, quindi ho posto fine alla conversazione, o almeno pensavo di avere l’ultima parola, ma dall’altra parte dello schermo si è materializzata subito la conclusione, con ironica piaggeria (emoticon comprese):

«Grazie per la chiacchierata! Se in futuro ti servirà una mano con il MePA, sarò qui. Buona giornata e... buona fortuna con il portale 😁 💪🏼»

Il punto è che non dovrebbe servire la buona sorte a lavorare bene con le piattaforme digitali, strumenti che dovrebbero velocizzare le procedure, agevolare gli acquisti, migliorare il funzionamento complessivo non solo delle segreterie scolastiche ma di tutti gli uffici della PA, se non altro in nome di tutti quei principi su cui i legislatori insistono perennemente, non ultimo quel principio del risultato che fonda tutto il Codice dei contratti pubblici e che sembra invece essere messo lì come un orpello retorico e inutile.

Poco più di dieci anni fa si sciorinavano i vantaggi della digitalizzazione e in particolare dell’e-procurement: decremento dei costi, maggiore trasparenza, semplificazione delle procedure, aumento della competizione commerciale, deflazione del contenzioso.

Tutti obiettivi indiscutibili e tutto sommato più o meno centrati, ma ci sono due elementi che non erano stati messi in conto e a tutt’oggi non vengono mai analizzati: il tempo e il luogo.

Per il primo, basterebbe indagare quanto tempo una persona perde, ogni giorno, per pulire la cache, eliminare i cookies, navigare in modalità anonima (testuali suggerimenti del wiki di Acquistiinrete) e aspettare che il servizio cessi di essere momentaneamente non disponibile. Poi, moltiplicare il risultato per ogni giorno dell’anno e per ogni addetto ai lavori e constatare il danno prodotto.

Per quanto riguarda il secondo, invece, è sufficiente verificare se funzionano meglio Lourdes o il santuario della Verna, meno famoso ma forse più consono alle circostanze.

Leggi altri contenuti su:

© 2025 HomoFaber Edizioni Srl - Tutti i diritti riservati. Sono vietate la copia e la riproduzione senza autorizzazione scritta. Sono ammesse brevi citazioni ed estratti indicando espressamente la fonte (Sinergie di Scuola) e il link alla home page del sito.