Sinergie di Scuola

Lo sviluppo sempre più rapido delle nuove tecnologie, e la loro presenza ormai pervasiva in ogni settore umano, scavano un solco profondo tra le nazioni al passo col progresso scientifico e quelle che restano indietro per scelte economiche, politiche e culturali. Tutti i paesi OCSE sono ormai pienamente consapevoli del ruolo fondamentale dello studio a scuola delle materie scientifiche, e della matematica in particolare: prova ne sia il fatto che nell’ultimo decennio 2003-2012, secondo i dati PISA, tutti i paesi più sviluppati hanno aumentato il tempo-scuola dedicato alla matematica.

L’Italia per esempio, già oltre la media OCSE, ha visto un incremento medio settimanale di 18 minuti, al pari dell’avanzatissimo Giappone. Il Canada addirittura (del quale ricordiamo l’ottima congiuntura economica nonostante la crisi globale), partito da una situazione simile a quella italiana, ha registrato un incremento record di 91 minuti medi su base settimanale; viceversa, la Corea del Sud – di cui abbiamo spesso parlato per il suo ruolo di vertice nelle classifiche PISA – ha visto diminuire il minutaggio di oltre mezz’ora settimanale, per portarsi alla media OCSE attuale (3 ore e 38 minuti).

Va detto che, anche a livello internazionale, non c’è consenso unanime su quale sia il numero di ore settimanali ottimale per lo studio di una data materia. Chi si occupa di istruzione infatti, pur riconoscendo che in generale è importante che gli studenti trascorrano a scuola un tempo significativo per assimilare le competenze chiave delle materie di studio, ammette che aumentare linearmente le ore di lezione non assicura automaticamente un maggiore successo scolastico. Altrimenti gli studenti cileni, che impegnano 6 ore e 40 alla settimana a scuola nello studio della matematica primeggerebbero nella relativa classifica OCSE.

L’aumento dell’orario scolastico settimanale dedicato alla matematica, registrato da PISA 2012 e comune alla maggior parte dei paesi aderenti, ha avuto luogo in tutti i tipi di scuola – pubbliche e private, primarie e secondarie, in aree economicamente avvantaggiate o svantaggiate. E tuttavia, non si è verificato nelle altre due competenze chiave della rilevazione, scienze e lettura, che comunque non hanno subito ridimensionamenti, in linea generale, a vantaggio del tempo dedicato alla matematica. Alcuni leggono in questo fatto la prova della nuova sensibilità dei governi alla promozione di maggiori competenze matematiche nelle giovani generazioni.

I risultati in effetti non mancano, almeno a livello di performance nei test PISA. Tra i paesi membri, ogni ora in più alla settimana dedicata alla matematica porta 12 punti di vantaggio in media nei test; con l’exploit della Grecia, che ha visto un incremento di 96 punti!

Ma, come dicevamo poc’anzi, non c’è correlazione automatica tra tempo impegnato e risultati. Conta sempre molto la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento, come confermato dai risultati molto vari tra istituti diversi all’interno dello stesso paese.

Qui entra in gioco il grado di equità insito nel sistema di istruzione. Si è misurato infatti che lo stato socio-economico degli studenti (la famiglia di provenienza, i mezzi economici a disposizione, il contesto sociale di riferimento) conta di meno in quei sistemi scolastici che dedicano più tempo allo studio della matematica; e questo fenomeno è tanto più evidente (con l’effetto contrario) proprio in quei paesi che stanno sotto la media OCSE del tempo settimanale dedicato alla matematica.

Vale a dire che, se si vuole davvero offrire serie opportunità anche agli ultimi, bisogna investire risorse... e tempo sufficienti.

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