Sinergie di Scuola

Non se la passano affatto bene in questi mesi i grandi malati d’Europa, Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, e le politiche di austerità per il contenimento del debito pubblico, accumulato in anni di spesa senza freni, impongono oggi ai governi in carica pesanti tagli allo stato sociale, con ricadute drammatiche sulla vita quotidiana dei cittadini.

Se in Italia le reazioni della popolazione sono state finora contenute e più o meno gestite, cogliendo il plauso meravigliato delle cancellerie e della stampa internazionale, ben diversa è stata la risposta dei greci e degli spagnoli, tra imponenti manifestazioni e scontri con le forze dell’ordine, come abbiamo visto nelle settimane passate nei servizi dei telegiornali.

Rifiuto della politica, rabbia, frustrazione, spesso anche disperazione sono i sentimenti che hanno animato i moti di piazza di chi sente di avere perso quelle poche garanzie date ormai per acquisite in questi ultimi decenni. Ma quando a ciò si sommano le gaffes e la scarsa diplomazia di un ministro poco accorto, la miscela diventa esplosiva.

è il caso della Spagna e del suo ministro per l’istruzione, la cultura e lo sport José Ignacio Wert, che inanellando passi falsi e dichiarazioni maldestre dal giorno dell’incarico, meno di un anno fa, gode oggi dell’indice di gradimento più basso tra i ministri di un governo già poco amato dagli spagnoli.

Durante le recenti, grandi manifestazioni in Catalogna, che hanno ripreso con forza il tema caldissimo dell’indipendenza della ricca regione, il ministro si è così espresso in Parlamento, rivolto al rappresentante catalano: «è nostro interesse “spagnolizzare” gli studenti catalani affinché si sentano altrettanto orgogliosi di essere spagnoli quanto catalani». Se il senso era quello di invocare l’unità della nazione, le parole usate hanno tuttavia infiammato gli animi già esacerbati da una crisi che appare senza fondo e da tassi di disoccupazione fuori controllo.

Anche in Spagna infatti la scuola pubblica subisce drastiche riduzioni di bilancio. Per l’anno scolastico 2012/2013 il taglio del budget per l’istruzione è pari al 22%, in contemporanea ad un innalzamento dell’IVA sui materiali scolastici, passata dallo scorso settembre dal 4 al 21%.

Dall’aumento dell’imposta sono stati risparmiati i libri di testo, tuttavia i fondi destinati alle borse di studio per l’acquisto dei libri sono stati ridotti del 70%, costringendo a coprirne i costi molte delle famiglie che in precedenza ne avevano titolo. Non solo: hanno subito pesanti tagli anche le mense scolastiche, i servizi di scuolabus, i convitti; e anche lì sono state ridimensionate le classi.

Il ministro Wert ha provato a spiegare, con scarsi risultati, che il numero di alunni per classe non è stato aumentato, bensì che il limite è stato «ammorbidito del 20%»; e che questo cambiamento non può che essere positivo per i bambini, perché «oltre a imparare, hanno bisogno di comunicare e socializzare tra loro, scambiarsi esperienze, cosa difficile se in classe sono in pochi».

Ha poi sostenuto che non è esatto dire che sono stati tagliati i sussidi per l’istruzione – anche se in verità mancano da quest’anno almeno 185 milioni di euro. E a proposito dell’aumento delle rette universitarie, si è espresso così: «Quale famiglia non può permettersi di pagare queste rette? Ovviamente ci saranno alcuni casi, ma ripeto: cosa significa? Forse che non vogliono spendere questi soldi se per farlo devono rinunciare alla possibilità di spenderli su altri beni».

Stando così le cose, sono state giudicate inevitabili le proteste e le manifestazioni. Nel giorni dal 16 al 18 ottobre scorso l’Unione Studentesca ha organizzato un grande sciopero, al quale ha aderito la Confederazione dei Genitori degli Studenti (CEAPA). Il ministro ha definito “irresponsabili” quei genitori, criticando l’organizzazione per il sostegno dato alla manifestazione.

Alla presa di posizione del ministro ha dunque risposto una madre con una lettera pubblicata il 17 ottobre dal quotidiano El Pais: «Signor Wert, ora basta. Basta trattarci come idioti, con consigli del tipo “prendete i libri usati” se non possiamo permetterci quelli nuovi. Come se non lo facessimo già. Come se fosse sempre possibile. E basta con gli eufemismi quali “il numero di studenti per classe non è aumentato, è solo diventato più flessibile”. [...] Basta con i tagli sui docenti. Basta con la segregazione degli studenti che rimangono indietro. Basta con le diseguaglianze acuite dalla riduzione dei sussidi e dall’aumento delle rette. Basta, se realmente le interessa aumentare le opportunità per le future generazioni e combattere il tasso di abbandono scolastico, tra i più alti in Europa. [...]». Parole chiare.


La scuola e le attività educative

L’Istat fotografa la situazione dell’istruzione in Italia. Ancora forti le differenze regionali.

Il 18,7% dei bambini di 0-2 anni frequenta un asilo nido pubblico o privato. La quota è maggiore nel Centro-nord, con un picco del 27,1% nel Nord-est, mentre nel Sud e nelle Isole la percentuale scende sotto il 14% (il 13,5% nelle Isole e il 7,6% nel Sud). Non va al nido il 79,3% dei bambini di 0-2 anni. Prevalgono, nella scelta dei genitori, motivazioni di tipo soggettivo come ricorrere a un familiare (35,7%), il bambino è troppo piccolo per essere affidato a questo tipo di struttura (34,5%), non voler delegare la propria funzione educativa ad altri (6,1%). Meno diffuse, invece, sono quelle dovute esclusivamente a carenze dal lato dell’offerta di assistenza all’infanzia.

I dati sono tratti dall’ultimo Report dell’Istat su Scuola e attività educative, che fotografa la situazione dell’istruzione italiana nell’anno 2011.

Tra il 2008 e il 2011 aumenta il numero di studenti italiani che ha in classe compagni stranieri (dal 54,8% al 59,3%). La presenza di compagni di scuola stranieri è più alta nel Centro-nord (oltre il 78%), mentre nel Sud e nelle Isole la quota non raggiunge il 33%. Nello stesso periodo, la quota degli studenti italiani che frequentano compagni stranieri al di fuori dell’orario scolastico passa dal 23% al 28,8%.

Per andare a scuola il 44,3% degli studenti fino a 17 anni utilizza l’automobile, mentre il mezzo pubblico o collettivo è utilizzato dal 27,1%. Si sposta a piedi il 29,9% degli studenti.

Il 31,9% degli studenti fino a 17 anni ha partecipato almeno a un corso (sport, musica, ecc.) organizzato dalla scuola nel corso dell’anno scolastico. In cima alle preferenze degli studenti le attività sportive (63,4% dei maschi contro il 56,7% delle studentesse). Rilevante la partecipazione delle femmine a corsi di musica e teatro (35,3% rispetto a 28,6% dei maschi) e lingue straniere (21,2% rispetto a 16,8%).

Tra i servizi e le attrezzature scolastiche utilizzate dagli studenti, ai primi posti si collocano la palestra (79,2%) e il laboratorio scientifico/sala computer (53,4%). Solo il 15,1% utilizza il laboratorio linguistico.

Il 53,4% degli studenti fino a 13 anni iscritti alla scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado pranza a scuola: il 30,7% tutti i giorni e il 22,7% nei giorni in cui è previsto, mentre il 46,6% non consuma mai il pranzo a scuola.

All’esame di terza media il 35,4% dei ragazzi di 13-17 anni ha conseguito il giudizio “sufficiente”, il 27,5% “buono”, il 19,7% “distinto” e solo il 17,3% “ottimo”.

Fonte: www.istat.it.


Insegnanti UE: retribuzioni più basse (o “congelate”) per effetto della crisi

L’ultimo rapporto della Commissione Europea pubblicato nella Giornata Mondiale degli Insegnanti.

La crisi economica di questi anni ha interessato anche gli stipendi degli insegnanti dell’Unione europea. Dalla metà del 2010 ben 16 paesi UE hanno congelato o addirittura ridotto i loro stipendi.

Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto della Commissione europea “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2011/12”, presentato dalla rete Eurydice in occasione della Giornata Mondiale degli insegnanti, che si è celebrata come ogni anno il 5 ottobre.

A partire dall’anno scolastico 2009/10 e in particolare dopo la metà del 2010, l’effetto della recessione economica è stato molto più pronunciato e più paesi hanno applicato tagli salariali ai dipendenti pubblici. Questo è stato il caso principalmente di Irlanda, Grecia, Spagna (riduzione soprattutto nel 2010/11), Portogallo e Slovenia, mentre in altri Stati, tra cui anche l’Italia, gli stipendi degli insegnanti hanno subito un lieve calo o sono rimasti invariati. In Belgio, Danimarca (livello primario), Italia, Paesi Bassi, Austria, Portogallo (fino al 2009), Finlandia, Svezia e Regno Unito (Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord), gli insegnanti in ingresso hanno mantenuto il loro potere d’acquisto a livello prossimo a quello del 2000.

È andata meglio ai docenti della Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Islanda, dove le retribuzioni sono addirittura aumentate grazie a riforme legislative mirate.

Come ogni anno, il Rapporto analizza anche altri aspetti, quali gli organi decisionali della definizione degli stipendi; gli stipendi del settore privato; gli stipendi di base minimi e massimi in rapporto al PIL pro-capite e alla retribuzione di fatto (stipendio di base + indennità); la progressione salariale in funzione dell’anzianità di servizio; le diverse tipologie di indennità e gli organi responsabili dell’assegnazione.

Con riferimento agli stipendi massimi, nella maggior parte dei paesi europei, il numero medio di anni affinché un insegnante possa raggiungere il livello massimo di stipendio va dai 15 ei 25 anni.

Fanno eccezione Spagna, Italia Ungheria, Austria, Portogallo e Romania, dove ci vogliono 34 anni o più per ottenere il livello massimo di retribuzione, contro Danimarca, Estonia e Regno Unito, dove ad un insegnante bastano 10 anni di esperienza professionale.

Inoltre, in Italia, così come in Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia e Turchia gli stipendi massimi sono solo il 50% in più rispetto a quelli degli insegnanti di ingresso, mentre, all’opposto, in Francia e Cipro, gli stipendi massimi degli insegnanti sono quasi o più del doppio in confronto a quelli degli insegnanti appena assunti.


JOB&ORIENTA 2012 – Verona, 22-24 novembre (22a edizione)

Mani, creatività e ingegno per rimettere in moto l’economia e favorire l’occupazione giovanile.

Tornare a scommettere sull’alto artigianato, dotandolo di nuove tecnologie e di competenze organizzative aziendali: è l’imperativo urgente per contribuire in misura importante a rilanciare l’economia italiana e a sostenere l’occupazione giovanile. In un Paese come il nostro, famoso per la qualità artigianale e la cifra unica dei suoi prodotti, oggi più che mai occorre ripartire dal connubio tra sapere manuale e sapere scientifico e tecnologico, per una nuova “intelligenza del fare” che congiunga il settore secondario con il terziario, l’industria con i servizi, combinando le competenze degli artigiani con quelle di ingegneri, ricercatori, medici, esperti di comunicazione… È guardando a questo orizzonte che diventa necessario far riscoprire ai giovani quelle professioni che, pur continuando a essere vitali per il nostro tessuto produttivo, oggi rischiano invece di scomparire.

Sullo sfondo di queste riflessioni si svolgerà dal 22 al 24 novembre alla Fiera di Verona la ventiduesima edizione di JOB&Orienta, il salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione il lavoro, che anche quest’anno proporrà momenti di dibattito e approfondimento e presenterà esperienze concrete e testimonianze, con gli obiettivi prioritari di rafforzare il dialogo tra la scuola e le imprese, offrire ai giovani visitatori qualificate opportunità di orientamento per una scelta consapevole del percorso di studio e lavoro, far toccare loro con mano le diverse professioni.

Promosso da Veronafiere e Regione Veneto, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, JOB&Orienta vede come sempre un fitto programma culturale di incontri, convegni e dibattiti con personaggi di spicco della politica, dell’economia e della cultura, rivolti sia agli addetti ai lavori che ai giovani e alle famiglie. Numerosi poi i laboratori per coinvolgere attivamente i visitatori di ogni età, oltre ai vivaci momenti di animazione e di spettacolo.

La rassegna espositiva sarà divisa in due aree tematiche: la prima dedicata al mondo dell’istruzione, con le sezioni “JOBScuola” (percorsi educativi e formativi, scuole secondarie di primo e secondo grado ed eccellenze dal territorio nazionale), “MultimediaJOB” (editoria e media), “JOBEducational” (progetti educativi sui temi della cittadinanza, solidarietà e sostenibilità), “ExpoLingue” (corsi di lingue e viaggi studio) e “JOBItinere” (turismo).

La seconda, riservata all’università, la formazione e il lavoro, sarà articolata nelle sezioni “Pianeta Università” (atenei, istituti e accademie italiane ed estere), “Arti, Mestieri e Professioni” (formazione professionale, mestieri tradizionali e innovativi), e “TopJOB”, riservata a neodiplomati e neolaureati che qui avranno la possibilità di incontrare aziende, enti, istituzioni, agenzie per il lavoro e centri per l’impiego, associazioni di categoria, informagiovani, università e scuole di specializzazione, a cui chiedere suggerimenti e materiali informativi, lasciare un curriculum e proporsi per un colloquio conoscitivo.

Come sempre spazio ai percorsi internazionali di studio e lavoro con “JOBInternational”, progetto trasversale che propone stage e tirocini, lavoro e viaggi studio all’estero, realizzato in collaborazione con scuole e università straniere.

JOB&Orienta è realizzato in partnership con: Ufficio Scolastico regionale per il Veneto, Provincia di Verona, Comune di Verona, Università degli Studi di Verona, CCIAA di Verona (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Verona), COSP (Comitato provinciale Orientamento Scolastico e Professionale), ENAIP (Ente nazionale Acli istruzione professionale), ASFOR (Associazione italiana per la formazione manageriale), Assocamerestero, ISFOL (Istituto per la formazione dei lavoratori). Gode del patrocinio di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, AEFP (Association europeenne pour la formation professionnelle), ANCI (Associazione nazionale Comuni italiani), ANSAS (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica), Associazione Industriali Verona, Unione Provinciale Artigiani.

Oltre 53.000 i visitatori dell’edizione 2011, più di 500 le realtà presenti in rassegna, 90 gli appuntamenti in calendario tra convegni, dibattiti e seminari, spettacoli e animazioni, 200 i relatori intervenuti.

La manifestazione è a ingresso libero.


Gli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano

In crescita il numero dei bambini e ragazzi stranieri, a fronte di una diminuzione del totale degli alunni.

Sono circa 756 mila, nell’anno scolastico 2011/2012, gli alunni con cittadinanza non italiana presenti nelle nostre scuole. Il rapporto degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica è in continua crescita per ciascun ordine di studio: nella scuola dell’obbligo la percentuale si attesta sul 9%.

È quanto emerge dal nuovo Notiziario di ottobre del Miur sugli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano. Lo studio riguarda tutti gli alunni stranieri frequentanti le scuole, statali e non statali, presenti sul territorio; rientrano tra questi anche gli studenti senza permesso di soggiorno che frequentano un corso di studi.

Il totale degli alunni nella scuola italiana subisce una lieve diminuzione (-0,1%) che risulta più evidente nella scuola primaria e secondaria di II grado (-0,3%), mentre tende ad aumentare nella scuola dell’infanzia e secondaria di primo grado (rispettivamente 0,4% e 0,3%). Questo andamento è determinato però dal continuo calo degli alunni italiani. Aumenta infatti la presenza degli alunni con cittadinanza non italiana in ogni ordine di studio: 45.676 unità in più, pari al 6,4%. L’incremento è dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia (44% degli alunni stranieri in totale, ovvero 334.284 unità) piuttosto che alla consistenza del flusso migratorio.

La quota di alunni stranieri che sceglie la scuola statale rimane maggiore a quella degli alunni italiani; tuttavia, rispetto allo scorso anno, si assiste ad lieve aumento nella scelta della scuola non statale (+ 0,4% per gli alunni stranieri e + 0,2% per gli italiani).

La presenza femminile di alunni stranieri è in media al 47,6% nei diversi ordini di studio. La percentuale più elevata si ha nella secondaria di II grado (49,5%). Le scelte si orientano principalmente verso gli ex istituti magistrali, i licei classici e a seguire i licei linguistici, mentre negli istituti tecnici e professionali, scelti maggiormente dai ragazzi, la presenza femminile si attesta intorno al 44%.

Continua anche il numero delle scuole statali e non statali che non accolgono alunni stranieri, in totale 1.000 scuole in meno. Nell’anno scolastico 2011/2012 circa il 73% del totale delle scuole ha una presenza percentuale di alunni con cittadinanza non italiana compresa tra uno e trenta. Ci sono scuole (quasi un migliaio) che, per motivi logistici, di territorio e di disponibilità di offerta formativa, si trovano a dover accogliere una percentuale di stranieri che supera il 40% degli alunni totali. A livello regionale questo fenomeno è maggiormente rilevante in Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte; al contrario, Campania, Sardegna e Sicilia hanno tra il 40 e 46 per cento di scuole prive di alunni stranieri.

La presenza degli alunni stranieri è disomogenea sia per quanto riguarda la provenienza sia per la distribuzione delle varie etnie sul territorio nazionale. Il maggior flusso migratorio si registra dalla Romania che, con 141.050 unità, raggiunge una percentuale pari al 18,7% dell’intera popolazione scolastica straniera. A seguire gli studenti provenienti dall’Albania (circa 103.000 pari al 13,6%) e dal Marocco (12,7%). Il 50% degli studenti con cittadinanza rumena frequenta le scuole del Lazio, Piemonte e Lombardia. La metà degli studenti albanesi si trova in Lombardia, Emilia Romagna e Toscana e un quarto degli alunni marocchini è in Lombardia.

Circa la distribuzione nelle singole regioni, in Trentino gli alunni stranieri più numerosi sono albanesi (17,1%), in Liguria gli ecuadoregni costituiscono circa un quarto degli studenti con cittadinanza non italiana, in Emilia Romagna sono maggiormente presenti i nordafricani (17,9%) e nelle Marche il 18,2% sono albanesi.

Tra gli alunni con cittadinanza non italiana occorre considerare infine anche gli studenti nomadi (Rom, Sinti e Caminanti) che si distribuiscono uniformemente nelle diverse ripartizioni geografiche ad eccezione del Nord-Est dove la loro presenza è più contenuta. L’ordine di studi maggiormente frequentato è l’istruzione primaria con una presenza di 6.416 unità. Poco più della metà sono iscritti alla scuola secondaria di I grado e solo 134 nomadi seguono un corso di studi di II grado.

Fonte: MIUR - Ufficio di Statistica


Le Mattinate Fai per le scuole

In tutta Italia dal 19 al 23 novembre 2012.

“Mattinate Fai per le scuole” è un progetto nazionale pensato per rendere i giovani consapevoli del valore che i beni artistici e paesaggistici rappresentano per il sistema territoriale.

Il progetto promosso dal Fai (Fondo Ambiente Italiano), in collaborazione con il Miur – Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione, prevede che nella settimana dal 19 al 23 novembre, in orario scolastico, le delegazioni del FAI permetteranno di visitare un bene culturale o paesaggistico del proprio territorio, non regolarmente aperto al pubblico. Per l’occasione saranno organizzate visite riservate agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado di tutta Italia.

Altri studenti, appositamente formati e costantemente seguiti dalla delegazione del FAI territoriale, in qualità di Apprendisti Ciceroni®, guideranno le classi alla scoperta del bene.

Per info: FAI per le scuole.

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