Sinergie di Scuola

A pochi giorni dalla conclusione del 2012, l’ISTAT ha pubblicato i dati dell’indagine realizzata nel 2011 sui percorsi di studio e di lavoro dei diplomati del 2007, a quattro anni dal conseguimento del titolo.

Per i giovani diplomati, la conclusione degli studi secondari superiori rappresenta, spesso, solo una tappa intermedia della propria formazione: nei periodi successivi sono infatti frequenti le sovrapposizioni tra attività di studio, lavoro e ricerca di occupazione, fino alla definitiva (auspicata) stabilizzazione.

Nel 2011, a quattro anni dal titolo, un diplomato su tre risulta impegnato negli studi universitari, il 28% lavora e non studia e il 9% si dichiara unicamente alla ricerca di un’occupazione. Un diplomato su quattro sperimenta, invece, delle situazioni occupazionali “miste”: poco più del 9% è uno studente lavoratore, il 6,8% lavora e contemporaneamente è anche in cerca di una nuova occupazione, il 7,2% studia e cerca lavoro e poco meno del 2% oltre a lavorare è impegnato a studiare e a cercare un nuovo lavoro. Sono poco più del 4%, infine, i diplomati che a quattro anni dal diploma non studiano e non lavorano.

Dalla fine degli anni Novanta a oggi, quasi 7 giovani su dieci, dopo aver conseguito il diploma, tentano di entrare nel mercato del lavoro. Questa quota è stata elevata fino agli inizi degli anni 2000: nel 2001, tra i diplomati dell’anno 1998 quelli attivi sul mercato del lavoro (occupati o in cerca di occupazione) erano il 72% e oltre il 55% era riuscito a trovare un’occupazione. Dieci anni dopo, in piena crisi economica, tra i diplomati del 2007 si rileva il valore più basso di occupati (il 45,7%, quasi 5 punti percentuali in meno rispetto al dato rilevato nell’indagine condotta nel 2007).

I più elevati livelli di disoccupazione (superiori al 34%) si registrano tra i diplomati che hanno ricevuto una formazione artistica, liceale o magistrale; i più bassi si rilevano tra i diplomati tecnici (22,4%) e quelli degli istituti professionali (21,4%).

I dati presentati dall’Istituto di statistica saranno certamente da integrare con i corrispettivi riguardanti i laureati, per avere un quadro più generale sulla situazione giovanile. Ma anche all’estero ci si interroga sulle prospettive occupazionali che possono offrire i diversi percorsi formativi.

Se è infatti vero che alcuni tipi di scuole e facoltà offrono competenze più rapidamente spendibili rispetto ad altre, resta l’incognita delle reali opportunità di lavoro in un sistema economico fortemente depresso, specie nei paesi più deboli dell’Europa.

Si sta però verificando un’inversione dei poli di attrazione per i giovani istruiti e motivati in cerca di futuro: se un tempo si trattava della “Corsa all’Ovest”, rappresentato dall’America che offriva enormi occasioni di crescita formativa e professionale, oggi sta nascendo il fenomeno opposto, per cui la Cina si sta imponendo come meta ambita dove spendere, accrescere, potenziare le proprie competenze. E anche molti professionisti cinesi, che si erano formati o specializzati in Occidente, stanno tornando in patria per cogliere le nuove opportunità che negli Usa e in Europa non trovano più come prima.

Già da qualche anno la Cina ha aumentato grandemente gli sforzi per diffondere la conoscenza della propria cultura mediante i Centri Confucio presso gli altri stati; le grandi aziende occidentali stabiliscono sedi nei distretti principali; si moltiplicano i corsi di mandarino, anche nella nostra scuola statale.

Se però fino a poco tempo fa le aziende faticavano a trovare persone disposte a trasferirsi per un certo periodo in Cina, con notevoli vantaggi per chi accettava, oggi la semplice disponibilità non basta. Sono molti, come detto, i giovani cinesi che hanno fatto un’esperienza internazionale e sono desiderosi di tornare a lavorare in patria, col vantaggio di conoscere più lingue. Sono invece molto richiesti, soprattutto dalle grandi aziende cinesi – e ancora poco disponibili – giovani occidentali preparati che, oltre alle basi della lingua, conoscano la cultura e la mentalità cinese, per fare da ponte tra le diverse culture aziendali. Questa, a leggere sui principali giornali cinesi in lingua inglese, è la nuova chimera della loro industria, e una vera opportunità di crescita umana e professionale per i giovani italiani che accetteranno di raccogliere la sfida, nonostante il marchio di “mammoni” e “bamboccioni”.

The world is my oyster (il mondo è la mia ostrica) dicono gli americani, che la sanno lunga in fatto di nomadismo: che sia arrivato il momento di dirlo anche noi?


Giornata della Memoria (27 gennaio): una storia vera, per non dimenticare

Arriva nelle sale cinematografiche italiane “in Darkness”, candidato al premio Oscar come miglior film straniero.

Il 24 gennaio 2013, in prossimità della Giornata della Memoria, uscirà nei cinema “In Darkness” diretto da Agnieszka Holland, tratto dal libro “In the Sewers of Lvov” di Robert Marshall.

La pellicola racconta la storia vera di Leopold Socha, operaio del sistema fognario di Lvov, nella Polonia occupata dai Nazisti.

Dopo essersi imbattuto in un gruppo di ebrei che si è nascosto nelle fogne della città, Socha accetta di proteggerli per denaro.

Quello che inizia come un mero accordo economico, prende però una piega inaspettata. Socha è un brav’uomo di famiglia, ma anche un piccolo truffatore, forse solo un uomo comune che vive tempi terribili. Nel corso della narrazione, cresce come essere umano, attraverso un percorso interiore e fisico emozionante. La Storia lo spinge a scelte decisive e ad azioni straordinarie, che mettono a rischio la sua vita e quella della sua famiglia, fino alla salvezza di alcuni uomini, donne, bambini dopo quattordici mesi vissuti in un continuo stato di allerta nel sottosuolo.

Le scuole superiori che volessero organizzare delle matinées nei cinema usufruendo di un biglietto a prezzo ridotto per gli studenti, con ingresso gratuito per i docenti accompagnatori e i ragazzi diversamente abili, potranno prenotarsi al Numero Verde 800 03 84 61.

Il sito ufficiale del film, con trailer, foto, pressbook, è disponibile all’indirizzo www.indarkness.it.

È inoltre possibile leggere un’emozionante intervista a Krystyna Chiger, unica persona ancora viva (ha 76 anni) dei sopravvissuti che emersero dalle viscere di Lvov nel 1944, a questo indirizzo internet.


Alcol e droghe, aumenta l’uso precoce

DPA, MIUR e scuole insieme per prevenire l’uso – anche occasionale – di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche tra i giovanissimi.

Attivare una prevenzione precoce contro l’uso di sostanze stupefacenti, l’abuso alcolico e il gioco d’azzardo nella popolazione studentesca: questo uno dei principi fondamentali dell’accordo siglato tra il MIUR (Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione) e il Dipartimento Politiche Antidroga, che mira a definire e condividere i concetti di base per poter realizzare strategie ed interventi di prevenzione, anche al fine di ritardare l’accesso a tali sostanze nella popolazione giovanile.

D’altronde la prevenzione diretta ai giovani, e in particolare ai giovanissimi, si è dimostrata efficace soprattutto se utilizza un approccio precoce. Lo stesso consumo occasionale risulta estremamente pericoloso.

Proprio per questo il DPA metterà a disposizione delle scuole, mediante i propri Centri Collaborativi, delle videoconferenze con esperti nel campo delle dipendenze e delle neuroscienze, utilizzabili come materiale didattico riguardo il tema dell’uso di droghe e dell’abuso alcolico; nonché kit informativi e didattici per un aggiornamento continuo dei docenti sul tema, per supportare la realizzazione di interventi nelle scuole, oltre a mettere a disposizione delle risorse per sviluppare dei progetti dedicati alle scuole. Il MIUR dal canto suo provvederà a promuovere, supportare, diffondere e favorire la diffusione nel mondo della scuola dei progetti educativi elaborati in collaborazione con il DPA.

Le evidenze scientifiche di questi ultimi anni hanno dimostrato che anche per le persone più vulnerabili le modalità educative portate avanti in maniera coerente sia in ambito familiare, sia in ambito scolastico possono essere veramente efficaci per ridurre il rischio di usare sostanze stupefacenti e il conseguente sviluppo di dipendenza, aumentando la possibilità di acquisire comportamenti e stili di vita sani e una buona resilienza verso l’uso anche sperimentale di droghe e l’abuso alcolico.

Fonte: www.politicheantidroga.it.


Le competenze chiave a scuola in Europa: sfide e opportunità delle politiche educative nel nuovo rapporto Eurydice

I paesi europei hanno compiuto significativi progressi nell’introduzione delle competenze chiave nei curricoli nazionali, a dimostrazione dell’impegno di rendere le competenze insegnate ai giovani a scuola più in linea con le esigenze della società odierna. Tuttavia, restano ancora molti nodi problematici da sciogliere, specialmente riguardo all’attuazione nella pratica dei curricoli riformati.

Il nuovo rapporto comparativo della rete Eurydice “Developing Key Competences at School in Europe: Challenges and Opportunities for Policy” sottolinea alcuni dei principali risultati e delle maggiori sfide per lo sviluppo delle competenze chiave nelle scuole dell’istruzione obbligatoria e dell’istruzione secondaria generale in 31 paesi europei (Stati membri dell’UE, Croazia, Islanda, Norvegia, e Turchia) per l’anno scolastico 2011/2012.

La promozione dello sviluppo delle competenze chiave

Se tutti i paesi europei hanno incoraggiato lo sviluppo delle competenze chiave a scuola, lo hanno fatto, però, con approcci diversi e a differenti livelli.

Mentre un certo numero di paesi ha avviato strategie nazionali per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento di tutte le competenze chiave, altri si sono focalizzati solo su alcune di esse. Altri paesi non hanno ancora alcuna strategia nazionale mirata allo sviluppo di competenze chiave specifiche, anche se sviluppano, a livello centrale, iniziative coordinate per promuovere queste competenze.

Iniziative su larga scala vanno dal partenariato scolastico alle campagne nazionali e hanno principalmente l’obiettivo di incrementare l’interesse degli studenti nell’area disciplinare in questione.

Importanza variabile per le diverse discipline

Le competenze chiave comprendono le competenze di base e quelle cosiddette trasversali.

Mentre è ben consolidato lo status delle prime (lingua materna, matematica e scienze), insieme a quello delle lingue straniere, stenta ad affermarsi la promozione delle competenze trasversali (tecnologie dell’informazione, competenze civiche e di imprenditorialità).

Ad oggi, molti paesi hanno riformato i loro curricoli per integrarvi le competenze trasversali, ma non sempre in modo coerente. Per esempio, in un terzo dei paesi, l’imprenditorialità non è esplicitamente riconosciuta nei documenti ufficiali di indirizzo a livello primario, mentre le competenze digitali sono indicate quasi ovunque a questo livello.

Rispetto alle competenze di base, quelle trasversali sono anche insegnate meno frequentemente come discipline a sé stanti. Sono infatti generalmente integrate in altre discipline o nel complesso del curriculum, per cui tutti gli insegnanti ne condividono la responsabilità in un approccio trans-curricolare. Tuttavia, l’attuazione nella pratica rivela varie problematicità. Per esempio, l’integrazione delle competenze digitali in discipline come la matematica, le scienze, le lingue è sorprendentemente rara nei curricoli dei paesi europei.

Rendimento scarso in lettura, matematica e scienze

Nei paesi europei sono stati compiuti numerosi progressi nell’insegnamento delle competenze di base. Ciò nonostante, gli scarsi rendimenti in queste competenze continuano ad essere un nodo problematico.

Mentre il numero dei diplomati in matematica, scienze e tecnologie in Europa è aumentato nel corso degli ultimi dieci anni, la quota totale dei diplomati in queste discipline, rispetto alle altre, è in declino. La carenza di competenze che si sta profilando in questi ambiti è ora percepita come una minaccia per le economie attuali, fondate sulla tecnologia e la scienza. Pertanto, la maggioranza dei paesi europei ha assunto come una delle priorità l’aumento del numero dei diplomati nelle discipline matematiche, scientifiche e tecnologiche.

A livello di scuole sono già state prese misure che incoraggiano gli studenti a proseguire gli studi in questi ambiti, con azioni volte a correggere i pregiudizi secondo cui si tratterebbe di materie particolarmente difficili. Tuttavia, questo tipo di orientamento è presente attualmente in solo circa la metà dei paesi europei.

Fonte: www.indire.it/eurydice.


La qualità dell’edilizia scolastica secondo Legambiente

La XIII edizione di “Ecosistema Scuola” fotografa una realtà sempre meno rassicurante, con grosse differenze territoriali, ma pur con qualche nota positiva sugli aspetti quotidiani della vista scolastica.

Un’edilizia scolastica vecchia e ferma sugli storici problemi legati alla sicurezza è il bilancio tracciato. Sono infatti ancora troppe le emergenze irrisolte, poche le eccellenze e i passi avanti.

La messa a norma delle scuole resta il tallone d’Achille numero uno: quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del 65% non ha il certificato di prevenzione incendi e il 36% degli edifici ha bisogno d’interventi di manutenzione urgenti. Senza contare che oltre il 32% delle strutture si trova in aree a rischio sismico e più del 10% in aree ad alto rischio idrogeologico.

È questa la fotografia scattata da Ecosistema Scuola 2012, il rapporto di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 96 capoluoghi di provincia.

Dati che confermano lo stallo in cui si trova la qualità del patrimonio dell’edilizia scolastica italiana, che fatica a migliorare anche a causa del freno agli investimenti generato dal Patto di Stabilità. Gli unici passi avanti fatti dalle scuole riguardano la sostenibilità e il monitoraggio dell’amianto.

Edifici troppo vecchi

Dall’indagine emerge che su 7.139 edifici scolastici di competenza dei comuni capoluogo di provincia presi in esame, circa il 60% è stato costruito prima del 1974, anno dell’entrata in vigore della normativa antisismica, mentre solo il 7% negli ultimi 20 anni. In particolare i nuovi edifici non sono costruiti secondo le tecniche sostenibili e innovative. Solo l’8,22% risulta edificato con criteri antisismici e lo 0,47% secondo criteri della bioedilizia. Sul fronte delle certificazioni, positivi i dati relativi alle porte antipanico (90,68%), alle prove di evacuazione (97,92%) e agli impianti elettrici a norma (82,38%).

Le differenze regionali

Per quanto riguarda la differenza qualitativa del patrimonio edilizio delle diverse aree del Paese, emerge che il 42,93% delle scuole del Sud e il 47,61% nelle Isole necessitano di interventi di manutenzione urgenti, maggiori di 10 punti percentuali della media nazionale; mentre le regioni del Nord e del Centro, rispettivamente con il 28,97% e il 24,79%, sono sotto la media nazionale. Una differenza che va letta anche alla luce degli investimenti medi per la manutenzione straordinaria (per singolo edificio): si passa dai 40.958,35 euro al nord ai 29.065,89 euro al sud. Invece per la manutenzione ordinaria nel settentrione si registra una media di investimento di 9.872,15 euro per singolo edificio contro i 4.501,12 euro del sud.

Amianto, radon, inquinamento ambientale

Qualche segnale positivo arriva, invece, dal monitoraggio sull’amianto all’interno degli edifici scolastici. Nel 2011 sono stati, infatti, 92,31% i comuni che hanno effettuato i controlli in questione e sono in crescita le azioni di bonifica al 3,10% contro il 2,58% del 2010.

Resta invece bassa l’attenzione per il radon, che viene monitorato solo dal 32,5% delle amministrazioni. Stesso discorso per le fonti d’inquinamento ambientale esterne come elettrodotti, emittenti radio televisive, antenne dei cellulari. Sono solo 5,19% i comuni che monitorano le scuole vicino ad elettrodotti (12%) e le amministrazioni (14,29%) che controllano gli istituti in prossimità di antenne cellulari (16,36%). L’11,36% degli edifici si trova, invece, a meno di un chilometro da fonti di inquinamento acustico, mentre sono solo il 2,32% quelli che si trovano vicino a emittenti radio televisive.

Alcuni aspetti positivi

Per fortuna non mancano le buone pratiche, relative all’innovazione strutturale e la sostenibilità gestionale degli edifici. Interessanti i dati della raccolta differenziata, che dopo un periodo di stallo, registra forti segnali di crescita.

La raccolta delle pile ha raggiunto ad esempio il 49,30%, con oltre 15 punti percentuali sopra il valore della passata edizione (33,90%). Bene anche la raccolta differenziata di carta (83,84%), plastica (71,51%), vetro (63,42%), organico (54,37%), toner (53,90%) e alluminio (51,77%).

Segnali positivi arrivano anche nella somministrazione dei pasti interamente biologici nelle mense (5,95%) e sale la percentuale media di prodotti biologici nei pasti, che si attesta al 56,29% contro il 52,38% dello scorso anno. Aumentano anche le cucine interne alle scuole (29,29%) rispetto al 21,53% del 2010. Dati negativi si registrano nell’utilizzo dell’acqua di rubinetto nelle mense scolastiche al 62,93%, con otto punti percentuali sotto il dato degli ultimi due anni.

Per quanto riguarda il risparmio energetico, restano buoni i dati sull’utilizzo delle fonti d’illuminazione a basso consumo, anche se registrano un lieve calo (60,58%) rispetto allo scorso anno (65,98%). Crescono invece di poco quelli relativi all’utilizzo di fonti rinnovabili (12,40%) contro l’11,56% del 2010. Tra le regioni che spiccano per l’utilizzo delle fonti rinnovabili ci sono Abruzzo (18,31%), Sardegna (23,38%), Toscana (18,03%), Veneto (28,05%). Fanalino di coda Basilicata e Molise, i cui comuni capoluogo dichiarano di non avere edifici scolastici che utilizzano fonti di energia pulita.

Il dossier completo è reperibile a questo indirizzo internet.

Leggi altri contenuti su:

© 2024 HomoFaber Edizioni Srl - Tutti i diritti riservati. Sono vietate la copia e la riproduzione senza autorizzazione scritta. Sono ammesse brevi citazioni ed estratti indicando espressamente la fonte (Sinergie di Scuola) e il link alla home page del sito.