Sinergie di Scuola

Le sfide della globalizzazione sono state uno dei temi principali dell’ultimo vertice del G7, riunito in Giappone alla fine di maggio. Si è discusso anche in tale sede della necessità di insegnare ai giovani nuove “competenze globali”, per affrontare con maggiore consapevolezza i pericoli e sfruttare le opportunità che la globalizzazione porta con sè. Infatti, se per alcuni questo significa innovazione e standard di vita più elevati, per altri può allargare le differenze sociali e la diseguaglianza economica; l’automazione spinta e le nuove frontiere digitali possono far nascere nuove opportunità di lavoro e investimento, ma per ampie fasce di popolazione rappresentano un attacco alla sicurezza del posto di lavoro.

L’OCSE si è interrogata su questa nuova esigenza, e sta dunque considerando di includere nei test PISA del 2018 un nuovo misuratore delle “competenze globali”, che verifichi la capacità degli studenti di affrontare un mondo sempre più complesso.

Il direttore OCSE Andreas Schleicher (avevamo ospitato un suo interessante contributo nel num. 28 - Aprile 2013, ndr) ha spiegato al quotidiano inglese The Guardian le ragioni alla base di queste considerazioni.

Secondo lo studioso tedesco, si può ormai ritenere superato, almeno nel mondo cosiddetto “avanzato”, il modello scolastico basato sull’insegnare esclusivamente nozioni e concetti. Il mondo del lavoro moderno, e ancor più quello di domani, necessita di lavoratori attivi capaci di muoversi e operare in diversi ambiti e attraverso diverse culture, collaborando sempre più spesso – ma anche frequentando nel privato – persone provenienti da paesi diversi dal proprio, con competenze, credenze, abitudini talvolta agli antipodi. Ogni anno infatti, aumentano i nostri giovani che cercano nuove opportunità all’estero; ma aumenta enormemente anche il numero degli stranieri che si stabiliscono nel nostro e negli altri Paesi, frutto di ondate migratorie sempre più massicce.

In alcuni Paesi, gli educatori e gli insegnanti faticano a individuare modalità alternative per preparare gli studenti a questi nuovi melting pot in cui lavoreranno e socializzeranno; in altri, già da qualche anno alcune competenze “moderne” stanno entrando nei curricula scolastici.

Ma il problema di fondo è che al momento non esiste un Paese che abbia individuato un modo efficace per introdurre nel proprio sistema educativo queste “competenze globali”: manca persino un’idea chiara e definita su quali di queste competenze trasmettere, e come renderle misurabili per renderne efficace l’implementazione nei programmi scolastici.

Ci prova dunque l’OCSE, partendo da una definizione: «una competenza globale è la capacità di analizzare questioni globali e interculturali criticamente e da diverse prospettive, di comprendere come le differenze influenzano le percezioni, i giudizi, l’idea di sé e degli altri, e di impegnarsi in interazioni aperte, appropriate ed efficaci con altre persone di diversa estrazione sulla base di un comune rispetto per la dignità umana».

Il test PISA si accinge dunque ad esplorare le modalità per misurare queste capacità.

I dati comparati che ne emergeranno potranno supportare i Paesi partecipanti che vorranno indagare su quanto le nuove generazioni siano preparate ad affrontare la vita e la carriera lavorativa in un mondo globalizzato; quanto siano informati dei fatti dell’attualità internazionale; quanto siano in grado di comprendere e analizzare con spirito critico le questioni cruciali dell’agenda mondiale, da cui – volenti o nolenti – saranno sempre più insistentemente coinvolti.

Leggi altri contenuti su:

© 2024 HomoFaber Edizioni Srl - Tutti i diritti riservati. Sono vietate la copia e la riproduzione senza autorizzazione scritta. Sono ammesse brevi citazioni ed estratti indicando espressamente la fonte (Sinergie di Scuola) e il link alla home page del sito.