Sinergie di Scuola

È tempo di riforme in Italia, anche per la scuola. L’obiettivo a cui si tende, con approcci più o meno condivisibili e risultati tutti da verificare, è rendere l’istruzione uno strumento più efficace per affrontare l’epoca attuale, particolarmente complessa, in cui si formano le giovani generazioni. Può essere dunque interessante fare un confronto diretto tra i due sistemi scolastici più premiati nelle indagini internazionali PISA degli ultimi anni, quello coreano e quello finlandese, tra loro così diversi eppure entrambi di successo.

Mezzo secolo fa, i due paesi avevano sistemi scolastici dai risultati pessimi. La Corea usciva da una devastante guerra civile, e la Finlandia era considerata la cenerentola del continente europeo. Ma con gli anni, per mezzo di importanti interventi hanno metodicamente scalato le classifiche internazionali, fino a diventare primi attori in campi come l’istruzione, l’innovazione tecnologica, l’economia.

Il modello coreano: forte determinazione e duro lavoro. Da millenni nell’Asia confuciana l’unico modo per avanzare nella scala sociale è superare un durissimo esame, al cospetto degli ispettori imperiali un tempo, dei funzionari statali oggi (ne avevamo già parlato a proposito del gaokao cinese). La Corea è oggi il paese dove questo approccio è estremo: il paese ha raggiunto la soglia del 100% di alfabetizzazione della popolazione, ma il suo successo ha comunque un costo umano enorme. Gli studenti sono soggetti a una fortissima, costante pressione che gli impone di raggiungere i risultati attesi dalla famiglia, dalla scuola, dalla società. Il talento individuale non è considerato, perché la cultura coreana premia su tutto l’impegno e disprezza il fallimento. Gli studenti studiano tutto l’anno, senza interruzioni, a scuola e a casa. Accettano l’idea di dovere affrontare gli anni della giovinezza con un impegno sfibrante, al limite dell’infelicità, per godere di un futuro da adulti sicuro e di successo.

Le classi a scuola sono  enormi rispetto ai nostri standard. In Corea l’obiettivo dell’insegnante è di condurre la classe come fosse una comunità, promuovendo il confronto (e la competizione) tra gli alunni, laddove nei sistemi scolastici occidentali si predilige un contatto più diretto tra insegnante e alunno.

Il modello finlandese: extracurricularità e motivazioni personali. In Finlandia la scuola è considerata il fulcro della comunità. La scuola non deve garantire solo un’istruzione, ma deve anche fornire un servizio sociale, perché nella visione finlandese l’istruzione contribuisce a formare l’identità.

La cultura del paese riconosce l’importanza delle motivazioni e degli interessi personali. La giornata scolastica è relativamente breve, ed è arricchita da attività extracurriculari (promosse dalla scuola), perché i finlandesi sostengono che gran parte dell’apprendimento ha luogo fuori dalla classe. Solo lo sport è curiosamente escluso dalla scuola, perché è ambito esclusivo di promozione delle municipalità. Un terzo delle materie di studio nella scuola superiore è scelto direttamente dagli studenti, che possono decidere anche quali esami sostenere. Si tratta in sostanza di un sistema scolastico con una bassa componente di stress, che premia un’ampia varietà di esperienze di apprendimento.

Tutto ciò non implica che manchi il rigore accademico. Consapevoli che «I finlandesi non esistono fuori dalla Finlandia», l’istruzione è presa molto seriamente. Poiché la loro lingua è totalmente sconosciuta all’estero, tutti parlano almeno due lingue: a scuola si studiano insieme il finlandese e lo svedese, a cui si aggiunge tipicamente l’inglese, il tedesco, il francese o il russo.

I finlandesi condividono con i coreani il profondo rispetto per gli insegnanti e per il loro percorso di formazione. Nel paese scandinavo infatti, solo uno su dieci aspiranti docenti è ammesso all’insegnamento. Dopo aver chiuso negli anni ‘70 l’ottanta per cento delle scuole per insegnanti, solo le migliori e più difficili università si sono dedicate alla loro formazione, elevandone lo status sociale nel paese. Oggi gli insegnanti insegnano per 600 ore all’anno, impegnando il resto del tempo in formazione, aggiornamento, e tempo dedicato agli incontri con i colleghi, le famiglie e gli studenti.

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