Sinergie di Scuola

“La Rete non è una realtà parallela ma è lo spazio in cui si dispiega una parte sempre più importante della nostra vita. Vita reale e vita virtuale sono sempre più connesse e la rivoluzione digitale che trasforma in dati porzioni sempre più rilevanti delle nostre esistenze pone problemi nuovi per le nostre libertà. Tutti gli attori istituzionali, ma anche media, associazioni di categoria, mondo del web, sono chiamati a misurarsi con le sfide di questa complessa fase di transizione e a individuare e promuovere “l’educazione della persona digitale”, una sorta di nuova educazione civica, rivolta a tutti i cittadini, agli operatori, agli utenti della Rete senza distinzione di età o di ruoli».

Di questo si è parlato al convegno “Educare alla rete. L’alfabeto della nuova cittadinanza nella società digitale” svoltosi a Roma il 29 gennaio scorso, al quale hanno partecipato, oltre ad Antonello Soro, presidente del Garante privacy, anche l’ormai ex Ministro Maria Chiara Carrozza, Francesco Caio, Commissario di Governo per l’attuazione dell’Agenda digitale e Luigi Gubitosi, Direttore generale della Rai.

In occasione del convegno, organizzato dal Garante per celebrare la Giornata europea della protezione dei dati personali 2014, è stato distribuito il volume che raccoglie le campagne di comunicazione istituzionale realizzate dall’Autorità in questi anni.

«Occorre invertire la rotta ed evitare che i giovani siano sfruttati e percepiti soltanto come consumatori passivi di tecnologia, incoraggiandoli a comprendere i principi fondamentali e, soprattutto, i rischi sempre più invisibili che si corrono», ha sottolineato Soro nel suo discorso. «Nella maggior parte dei casi i ragazzi, che pure conoscono alla perfezione i meccanismi e la forza del web e delle innovazioni, non sanno ancora valutare appieno le conseguenze delle proprie azioni: e questo li rende particolarmente vulnerabili».

Per questa ragione è necessario convincere i ragazzi che si muovono a volte in modo compulsivo tra il mondo digitale e quello reale, che la vita vera è in Rete e fuori dalla Rete. «L’illusorio anonimato che Internet sembra garantire, attraverso ad esempio l’utilizzo di nickname o profili falsi, spesso consente di ledere e calpestare senza rispetto i dati sensibili, rubare identità, demolire psicologicamente, con comportamenti aggressivi, i compagni. Molestie, minacce, diffamazione, gravi fattispecie sanzionate dal codice penale, non perdono certo di significato se realizzate nel web».

In tutto questo, la scuola può svolgere un ruolo fondamentale. Innanzitutto, prevedendo, nell’ambito dei programmi scolastici, specifici progetti educativi che insegnino ai giovani il modo di confrontarsi costruttivamente con le nuove forme espressive che la Rete offre loro, al fine di promuovere una gestione consapevole di tutti gli aspetti della propria vita che vengono consegnati al mondo on-line.

«Vorrei chiedere al ministro: possiamo immaginare l’educazione digitale come materia di studio a partire dalla scuola di base?», ha chiesto Soro rivolgendosi al Ministro Carrozza.

Dal canto loro anche gli educatori e i formatori devono essere aiutati a colmare il deficit di conoscenza dei nuovi fenomeni e strumenti comunicativi. E per farlo serve l’intervento di tutti gli attori istituzionali, il governo, il Parlamento ed anche il servizio pubblico radiotelevisivo.

«Tutti – ha concluso Soro – dobbiamo misurarci con le sfide di una complessa fase di transizione e per questo l’educazione della persona digitale (come una sorta di rinnovata educazione civica) deve essere rivolta a tutti i cittadini, agli operatori, agli utenti dello spazio digitale senza distinzione, appunto, di età o di ruoli. Il cambiamento, infatti, non riguarda soltanto le nuove forme espressive e comunicative, ma la stessa struttura della società nelle sue diverse articolazioni ed organizzazioni».

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