Sinergie di Scuola

La gestione della scuola durante l’emergenza epidemiologica ha comportato e comporta tuttora per le Istituzioni scolastiche un grande sovraccarico organizzativo che coinvolge in modo massiccio e diverso il personale scolastico; rappresenta un impegno quotidiano per le famiglie degli studenti e impone un dialogo e una sinergia continua con tutte le strutture che regolarmente si interfacciano con le Istituzioni scolastiche, dagli Enti locali, alle associazioni del territorio fino ai fornitori di beni e servizi.

La ricerca di ambienti che garantissero un opportuno distanziamento, la predisposizione dei banchi nelle aule, gli arredi, la gestione dei percorsi nei corridoi, nei servizi igienici, la distribuzione degli spazi degli uffici con il montaggio di pannelli in plexiglas, hanno rappresentato l’impegno organizzativo della prima fase della diffusione del virus, soprattutto negli Istituti comprensivi, impegnati a garantire non solo la ripresa delle attività didattiche e con esse il diritto all’istruzione, ma anche e soprattutto il sostegno necessario alle famiglie per la ripresa del lavoro in presenza.

È su quest’ultima necessità che si è costruito, dove possibile, un implicito patto con gli utenti e gli Enti locali: la scuola doveva e deve continuare a funzionare, a garantire il diritto all’istruzione, indipendentemente dal contesto territoriale di riferimento che non in tutti i comuni o regioni ha sostenuto le Istituzioni scolastiche con interventi di supporto, quali in primis un funzionamento adeguato alle misure contenitive del virus da parte dei mezzi di trasporto.

Il Patto con le famiglie si costruisce attraverso il dialogo continuo e una rete di comunicazione solida e collaudata all’interno dell’Istituzione scolastica; gli organi collegiali e i loro rappresentanti sono i protagonisti insieme al Dirigente scolastico di questo dialogo quotidiano, il cui centro di discussione deve essere la priorità di mantenere il servizio aperto e quindi la ricerca comune di strategie per far in modo che questo sia realizzabile. Le famiglie sentono molto l’importanza di questo obiettivo, e per l’esperienza che abbiamo avuto nel nostro comprensivo, si dimostrano particolarmente collaborative se percepiscono una unità di intenti e la possibilità di partecipare alle decisioni.

Il dialogo deve essere uno strumento di concertazione esterno e interno, la sensibilizzazione del personale rappresenta un tassello importante della struttura organizzativa, i ruoli devono essere chiari e gli impegni che li caratterizzano devono trovare un riconoscimento e una naturale gratificazione all’interno della distribuzione delle risorse del fondo dell’Istituzione scolastica. Non dimentichiamo infatti, che i referenti per il Covid, ad esempio, si trovano ad affrontare un tipo di impegno per cui i tempi di lavoro non sono sempre pianificabili; i dipartimenti di prevenzione lavorano a ritmo incessante e non seguono l’orario di lavoro dei docenti.

Il dipartimento di prevenzione è la struttura che interloquisce con le Istituzioni scolastiche per effettuare i tracciamenti e disporre le quarantene: la qualità delle risposte che la scuola dà in termini di precisione e rapidità di intervento è in genere apprezzata e rende i rapporti più agevoli all’interno di una di collaborazione preziosa.

Pertanto il Dirigente scolastico deve provvedere a implementare una procedura di azione interna ben codificata, nel caso avvenga una comunicazione di contagio da parte delle famiglie, affinché le azioni si susseguano con rapidità e naturalezza. Questo contribuisce a creare fiducia anche nel personale docente che si trova maggiormente esposto al contagio e quindi può dimostrarsi ansioso o timoroso, con ripercussioni sul clima di fiducia nell’ambiente di lavoro e rigidità di posizioni.

La comunità scolastica deve percepire che la scuola lavora in stato di emergenza, in una situazione non normale e complessa. Un’emergenza che viene gestita sì a livello apicale, ma che vede la comunità fortemente coinvolta. Bisogna in buona sostanza rafforzare l’identità della comunità di appartenenza: questo crea senso di protezione, sicurezza e distensione dei rapporti, e si ripercuote positivamente su alunni e famiglie.

Tempi e ruoli nella gestione interna

Nell’organizzazione interna occorre individuare tempi e ruoli per alcune azioni fondamentali che hanno caratterizzato fino ad ora la gestione del Covid nelle Istituzioni scolastiche:

  • Le attività di sanificazione: quando è necessario veramente sanificare? È un lavoro straordinario oppure ordinario?
  • Gli acquisti: oltre alle dotazioni tecnologiche, cosa non deve mancare per una gestione interna dei casi di Covid?
  • Le attività di monitoraggio e gli aggiornamenti in base alle indicazioni nazionali e regionali.
  • La comunicazione istituzionale: con quali modalità e con quali strumenti va effettuata?

Il referente del Covid, oltre al compito di raccogliere le segnalazioni e trasmettere le informazioni al dipartimento di prevenzione, deve interagire con la Dirigenza e il Direttore dei servizi amministrativi che coordina il lavoro degli ATA; tale compito deve essere affidato ad una persona che si relaziona costantemente con i coordinatori di plesso o con altrettanti referenti per il Covid, per ogni plesso da cui è composta l’Istituzione scolastica. La difficoltà maggiore del Dirigente scolastico consiste infatti proprio nell’avere una panoramica generale di quello che accade nell’intero istituto: questo talvolta inficia le decisioni, creando motivi di conflitto soprattutto con i genitori. La difficoltà maggiore in questo momento particolare è proprio mantenere una catena di comando efficiente che garantisca alla comunità sicurezza e serenità – pertanto il Dirigente, mai come in questo momento, deve usare lo strumento della delega scegliendo e coinvolgendo persone affidabili e capaci.

La segnalazione di un caso alla scuola, come spesso avviene da parte delle famiglie se il rapporto comunicativo è disteso, prima ancora che dal dipartimento di prevenzione, permette ad esempio all’Istituzione scolastica di giocare d’anticipo, impedendo che il contagio si propaghi all’interno della comunità. Le catene telefoniche con WhatsApp, se ben gestite dai rappresentanti di classe, risultano uno strumento utile per individuare problematiche o bisogni dell’utenza.

Il referente per il Covid oppure il referente di plesso raccoglie la comunicazione dalla famiglia, la trasmette al dipartimento di prevenzione insieme all’elenco dei contatti per favorire il tracciamento e al Direttore SGA che deve provvedere ad organizzare i turni per i servizi di sanificazione con il personale ATA.

La sanificazione può rientrare nelle operazioni di pulizia ordinaria se ricade nei tempi di lavoro del personale, oppure può essere collegata a meccanismi di incentivazione, qualora comportasse uno lavoro straordinario, al di fuori dei tempi di servizio. L’importante è provvedere alla consegna dei necessari dispositivi di protezione (mascherine, guanti, caschi di protezione per gli occhi, tute usa-e-getta) e gli strumenti di pulizia necessari (detergenti con potere virucida, macchine da lavoro). È bene a tal proposito organizzare momenti di formazione e confronto con il personale; talvolta sono le stesse ditte di vendita che offrono informazioni su come effettuare la sanificazione, distinguendo le modalità di intervento di pulizia straordinaria, rispetto ad una ordinaria. In genere ciò che desta maggiore preoccupazione nei collaboratori scolastici è la sanificazione di ambienti molto grandi quali le palestre: da questo punto di vista sul MePA è possibile trovare e acquistare con velocità strumenti che facilitano il lavoro.

Gli acquisti devono essere programmati sulla base di un monitoraggio, poiché gli interventi di gestione dei casi talvolta sono numerosi e imprevedibili; un acquisto da pianificare ad esempio sono le mascherine FP2 per i lavoratori fragili, qualora il medico competente ne raccomandi l’uso per alcuni lavoratori.

Molte cose acquistate per la gestione del Covid possono essere riutilizzate anche nel caso di ritorno alla normalità, e talvolta rappresentano anche un miglioramento delle azioni che quotidianamente si mettono in atto in una Istituzione scolastica: basti pensare all’acquisto di strumenti di pulizia quali le macchine o i virucida, oppure dei semplici termometri a raggi infrarossi, più pratici e igienici rispetto a quelli tradizionali.

Una dimensione sconosciuta della scuola

La necessità di monitorare la diffusione del virus nelle scuole ha reso più trasparente la dimensione sistemica delle Istituzioni scolastiche, mettendo in evidenza aspetti talvolta considerati irrilevanti o secondari rispetto alla didattica o all’attività più in generale dei docenti; aspetti sconosciuti alle famiglie degli utenti o alla società che racchiudono l’attività della scuola nella sola “ora di lezione” in aula, i cui protagonisti sono solo i docenti e gli alunni.

Nell’immaginario collettivo non esiste, e poco interessa, l’idea della scuola come sistema complesso – almeno non tra i “non addetti ai lavori”. Gli stessi docenti talvolta non hanno la percezione del lavoro svolto dagli assistenti amministrativi o dai collaboratori scolastici. Il Covid ha necessariamente provocato questo decentramento, favorendo anche degli spunti interessanti di riflessione rispetto al percepirsi all’interno di un sistema organizzato in cui la comunità di intenti è necessaria per la sopravvivenza del sistema stesso.

Queste tematiche sono importanti da trattare all’interno degli organi collegiali, e rappresentano a mio avviso un prezioso bagaglio da cui ripartire alla fine dell’emergenza epidemiologica, nell’ottica del miglioramento del servizio e della qualità degli interventi delle Istituzioni scolastiche sul territorio di appartenenza.

L’importanza delle risorse umane

Le risorse umane in questi speciali frangenti, come del resto anche in situazioni di normalità, rappresentano un elemento prezioso per le comunità scolastiche. Le capacità relazionali esercitate per l’ascolto e la mediazione in casi di insofferenza alle norme che derivano dalla regolamentazione nazionale, regionale o più semplicemente dal regolamento interno all’Istituzione scolastica, talvolta rappresentano per il Dirigente l’unica risorsa per non innescare meccanismi di conflittualità con conseguente sfiducia per l’istituzione e relativo abbandono. Si pensi alle polemiche innescate dall’uso delle mascherine in aula, richieste non solo in posizione dinamica ma anche in posizione statica, dal negazionismo che nella scuola sfocia spesso in abbandoni o in una aumentata richiesta dell’istruzione parentale.

Durante la prima fase dell’emergenza epidemiologica l’utenza e il personale hanno fatto un grande sforzo nell’accettare il funzionamento di un sistema in modalità completamente nuova; si pensi all’impegno delle famiglie, soprattutto rispetto agli alunni del primo ciclo, la cui non autosufficienza ha costretto i genitori a provvedere all’istruzione dei propri figli con mezzi non sempre adeguati (problemi di connessione, mancanza di un computer in casa), oppure con mezzi condivisi per necessità (molti genitori, molte mamme hanno provveduto ai doveri della didattica a distanza essendo in smart working, oppure dovendo gestire più figli contemporaneamente).

I docenti hanno dovuto rivedere e ripensare completamente il loro ruolo con l’affermarsi della didattica a distanza; non è una questione di solo metodo didattico e competenza nell’uso disinvolto delle tecnologie, è anche la disponibilità ad un contatto più stretto con gli alunni, ad entrare nelle loro case, esporsi ai giudizi delle famiglie, alla necessità di coinvolgerli, “cercarli per la lezione”, di accogliere le difficoltà generate talvolta anche da una povertà tecnologica. In una società multimediale come quella attuale, la mancanza di competenze tecnologiche rischia di compromettere l’inclusione, porta a ricreare un divario in parte sanato con l’avvento della scuola di massa; compromette tutti quei diritti per cui la migliore pedagogia contemporanea e tutti i recenti documenti europei si sono spesi negli ultimi anni (le Nuove Indicazioni nazionali e nuovi scenari del 2018 per il primo ciclo esprimono chiaramente questa necessità di sviluppo di competenze tecnologiche), provocando esclusione prima dal sistema scolastico e poi in ultima analisi dalla stessa società.

Per capire le difficoltà attuali delle scuole, quelle dalla “seconda fase” in poi, occorre prendere in considerazione “il prima”, quando allo scoppio dell’emergenza un’intera nazione era pronta ai sacrifici più grandi e “l’ora”, il momento della frustrazione, l’assenza di progettualità determinata da un tunnel senza luce; soprattutto per quanti oltre ad avere avuto perdite e lutti in famiglia, convivono con una situazione di precarietà nel lavoro e a causa delle restrizioni per il contenimento del virus, anche in una situazione di povertà nelle relazioni sociali.

Decisamente quello che viviamo ora e quello che verrà sarà un momento più complesso da affrontare, non solo per l’incertezza del futuro ma anche perché ricostruire il collante di una comunità implica un grande impegno e una solida motivazione, soprattutto da parte del Dirigente scolastico, al quale vengono richieste competenze manageriali di governo anche in ambiti desueti e di leadership, in un panorama di norme e regolamenti che variano di settimana in settimana per tempi e territori di contesto diversi.

Monitoraggi e nuovi impegni burocratici per il Dirigente scolastico

Il lavoro del Dirigente scolastico con l’arrivo della pandemia si è sempre più spostato sulla dimensione organizzativa e amministrativa, per favorire la ripresa della didattica in presenza, non da ultimo in alcune regioni le Istituzioni scolastiche sono state coinvolte anche nell’organizzazione dei piani vaccinali per il personale della scuola. Nel Friuli Venezia Giulia, ad esempio, la Regione ha chiesto esplicitamente alle scuole di raccogliere i dati relativi al personale da vaccinare nella prima tranche (anni 18-54), non escludendo la possibilità di effettuare la vaccinazione negli ambienti delle stesse Istituzioni scolastiche.

Le richieste di monitoraggio sono continue e richiedono strumenti per effettuare sintesi immediate rispetto ai molteplici aspetti dell’emergenza sanitaria; si va dalle consuete rendicontazioni dei fondi dedicati per gli acquisti dei dispositivi tecnologici, per la creazione di sportelli per il supporto tecnologico e/o psicologico, a quelli settimanali per rilevare l’andamento della curva epidemiologica e l’applicazione e il funzionamento della didattica digitale a distanza. La figura dell’animatore digitale o di chi gestisce il sito web dell’Istituto è di vitale importanza proprio per garantire quel flusso continuo di informazioni e diffusione degli aggiornamenti dei regolamenti che permettono alla scuola di adeguarsi al nuovo corso degli eventi.

La gestione del sito scolastico con gli aggiornamenti in itinere è un elemento da non sottovalutare, i genitori ci tengono ad essere informati ma devono essere “educati”ad utilizzare i mezzi formali di comunicazione quando si rapportano direttamente con l’istituzione. È molto utile ad esempio prevedere nel sito dei “box tematici” con accesso riservato agli utenti della scuola, in cui i genitori possono rilevare l’andamento epidemiologico per ogni singolo plesso: basta segnalare il numero di casi oppure semplicemente le classi in didattica digitale integrata, per non intaccare i principi della privacy.

La didattica digitale integrata: quale eredità?

Sulla didattica digitale integrata si è discusso molto tra esaltazioni e demonizzazioni, eppure questo strumento ha consentito e consentirà alla scuola di andare avanti nei momenti peggiori della pandemia. Ha naturalmente imposto una formazione coatta ai docenti e in alcuni casi di scuole ubicate in territori complessi, ha posto il problema impellente di una alfabetizzazione multimediale dell’utenza e delle famiglie. Con la didattica digitale integrata il mondo della scuola è tornato all’attenzione di tutti, portando al centro delle discussioni pregi e difetti, ma soprattutto il valore delle relazioni umane.

La DDI ha ridefinito i tempi e i modi dell’apprendimento ampliandoli, ha imposto di rivedere in modo prepotente il nostro rapporto con la tecnologia e nelle scuole soprattutto, ha evidenziato la necessità di regolamentazione, anche in rapporto ai fenomeni di cyberbullismo. Sarà utile evidenziare questi aspetti all’interno dei momenti di riflessione nei Consigli di classe/interclasse, nei Collegi dei docenti o nei dipartimenti, per recuperare gli aspetti che hanno permesso di crescere come comunità scolastica e migliorare il rapporto di insegnamento-apprendimento; il Dirigente ha il compito di raccogliere questi vissuti con l’ascolto, analizzarli e farne una sintesi utile per ricercare spunti di miglioramento per il servizio e indirizzare il collegio.

Se l’uso della tecnologia si è dimostrato talvolta inadeguato nel processo di insegnamento-apprendimento, come nel caso del primo ciclo, è pur vero che ha permesso una più ampia partecipazione dei docenti negli organi collegiali, poiché ha consentito in alcuni casi di conciliare i tempi di vita familiare e privata con i tempi di lavoro. Si può partecipare ad una riunione oppure ad un corso di formazione, comodamente da casa con mezzi anche rudimentali quali un semplice smartphone.

La dimensione asincrona della Didattica Digitale Integrata se utilizzata con moderazione e calibrata sull’età del discente, ad esempio rappresenta un elemento da mantenere e sviluppare, perché dilata i momenti dell’apprendimento e permette di raggiungere tutti gli studenti, talvolta anche in modo più piacevole e semplice, favorendo lo sviluppo di competenze non solo informatiche, ma di rafforzamento della motivazione e dell’autonomia nell’apprendimento.

Recuperare gli aspetti positivi di questa esperienza

Non sappiamo quanto durerà il tempo dell’emergenza epidemiologica, né come e quando ne usciremo fuori. Certo è che questa esperienza ha messo a nudo gli aspetti più critici di una scuola che già da tempo faticava a rinnovarsi; pur essendoci numerose sperimentazioni alimentate da buone pratiche, il modello tradizionale di scuola è duro da scalfire, anche a causa di una mancata politica di revisione della modalità di partecipazione alla vita scolastica da parte degli organi collegiali e dei diritti e doveri collegati alla professione docente e alla valutazione in generale.

Eppure durante la pandemia siamo stati costretti tutti a rivedere il sistema e a rimettere in discussioni ruoli e doveri in una scuola che mai come ora è stata al centro delle attenzioni della società. Questo momento è prezioso e determinante per recuperare le buone pratiche e sfrondare la scuola di tutti quegli aspetti che la rendono un sistema autoreferenziale poco duttile e rigido. È questo anche un momento di grande protagonismo per una dirigenza scolastica sempre stretta in una autonomia condizionata da vincoli burocratici e rivendicazioni sindacali.

L’emergenza epidemiologica ci ha fatto riscoprire il valore dell’autonomia, per cui ogni problematica si può affrontare solo se si è in vera sinergia con il territorio, sviluppando un dialogo di fiducia reciproca, basata su valori condivisi e calibrando le scelte sul contesto in cui si opera, con l’uso di linguaggi e strumenti adeguati: in buona sostanza bisogna avere il coraggio di recuperare la lezione e farne un buon uso.

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