Sinergie di Scuola

Recentemente l’OCSE ha pubblicato un interessante studio sullo squilibrio di genere esistente nel corpo insegnante (“Gender imbalances in the teaching profession”), praticamente in tutti i paesi membri eccetto il Giappone.

La femminilizzazione dell’insegnamento ha continuato a crescere nell’ultimo decennio, fino al 68 per cento medio nelle scuole dei paesi presi in considerazione. Il range di presenza femminile spazia dal 97 per cento delle scuole materne al 43 per cento nelle università. Solo nella superpotenza asiatica i valori sono rovesciati, fenomeno che l’OCSE spiega con il minore accesso femminile al mondo del lavoro e con lo status sociale riconosciuto all’insegnante in una cultura rigidamente organizzata.

Il fenomeno in Italia è ancora più accentuato, pur essendo una condizione “tipica” del nostro paese. I dati forniti dal MIUR dichiarano una percentuale maschile all’interno delle sezioni di scuola dell’infanzia statale inferiore all’1% (612 docenti maschi su quasi 90mila titolari). La percentuale sale al 3,6% alla primaria, al 22% alle medie, fino a raggiungere il rapporto di 1 a 3 (34%) alle superiori.

Le ultime immissioni in ruolo nel nostro paese vedono una lieve inversione di tendenza, con percentuali in aumento tra gli insegnanti più giovani: alle superiori l’ultimo dato sulla presenza di docenti uomini sfiora il 39%.

Secondo l’OCSE, persistenti squilibri di genere nella professione di insegnante sollevano una serie di preoccupazioni che meritano di essere indagate. Il Regno Unito, per esempio, sta appunto attuando politiche volte a incoraggiare l’assunzione di insegnanti di sesso maschile. Ci si domanda infatti se l’entità del fenomeno – che, come detto, non è prerogativa di una nazione in particolare, ma è diffuso in tutti i paesi OCSE – possa avere un qualche impatto sia sulla formazione che sulle prospettive di carriera. Inoltre, a fronte della preponderanza della presenza femminile, si osserva una ingiustificata minor rappresentanza nelle posizioni di vertice: tipicamente, nella maggior parte dei paesi il Dirigente scolastico è un ex insegnante, eppure mediamente solo il 45% dei Dirigenti è donna.

Una delle cause che l’OCSE imputa al continuo aumento della presenza di donne nella professione docente è legata al divario nelle buste paghe che gli insegnanti, uomini e donne, scontano rispetto al settore privato. I maschi infatti, a seconda dell’ordine in cui insegnano, guadagnano dal 30 al 20% in meno rispetto agli uomini con lo stesso titolo di studio impiegati in altri ambiti lavorativi. Le donne, invece, già alla materna guadagnano circa il 10% in meno rispetto alle altre lavoratrici, e la percentuale scende ancora al crescere dell’ordine di scuola. È dunque evidente che in generale, a differenza delle donne gli uomini si sentano economicamente poco attratti verso la professione (almeno in quei paesi dove esiste realmente la possibilità di scegliere se impiegarsi nel settore privato o in quello pubblico).

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