Sinergie di Scuola

La scuola italiana è pronta per un nuovo cambiamento, dettato sicuramente da esigenze reali di rinnovamento, ma anche dall’introduzione del PNRR e di tutte le riforme collegate.

Il 23 settembre 2022 l’Unione Europea ha confermato l’invio di ulteriori 21 miliardi all’Italia, seconda tranche del piano, per aver raggiunto gli obiettivi fissati e definito varie riforme.

Per quanto riguarda la scuola, nel programma “Futura, la scuola per l’Italia di domani” sono previsti 6 interventi che si occuperanno di rinnovare diversi settori, ritenuti di importanza strategica per il nostro sistema educativo. (si veda anche l’articolo “PNRR e scuola, un’occasione da non perdere” pag. 38).

Riforma degli ITS

Lo scorso 26 luglio è stata pubblicata la Legge 99 del 15/07/2022, riforma organica degli ITS “Istruzione Tecnologica Superiore”. La legge potenzia la realtà del post-diploma con l’obiettivo di assicurare l’occupazione a specialisti in settori strategici per lo sviluppo del paese, quali la transizione ecologia e digitale e la mobilità sostenibile.

Il progetto di legge prevede una certa continuità con il passato, con alcune novità, tra cui si elencano:

  • modifica della denominazione degli Istituti tecnici superiori in Istituti tecnologici superiori (ITS Academy);
  • nuove aree tecnologiche (rispetto a quelle che caratterizzano gli attuali ITS) alle quali faranno riferimento gli ITS Academy;
  • suddivisione dei percorsi degli ITS in due livelli: quelli di quinto livello EQF di durata biennale e quelli di sesto livello EQF di durata triennale (peraltro attivabili sono a determinate condizioni);
  • rafforzamento dei raccordi tra gli ITS Academy e il sistema universitario e AFAM;
  • ridefinizione dei soggetti fondatori, con il riconoscimento agli istituti di alta formazione artistica e musicale di un ruolo paritario rispetto alle università e il venir meno della necessaria presenza degli Enti locali;
  • ridefinizione della governance delle fondazioni ITS Academy, che prevede che il Presidente sia di norma espressione delle imprese;
  • rafforzamento della sinergia con le imprese, con l’incremento delle ore di tirocinio e la previsione che l’attività formativa sia svolta almeno per il 60% del monte ore da docenti provenienti dal mondo del lavoro;
  • sistema di accreditamento degli ITS Academy, quale condizione per l’accesso al finanziamento pubblico;
  • revoca dell’accreditamento fondato su esiti negativi dell’attività di monitoraggio e valutazione;
  • istituzione di un fondo ad hoc destinato a finanziare i percorsi formativi, sulla base di criteri in parte definiti nel provvedimento in esame, secondo una logica di programmazione triennale;
  • promozione di elargizioni liberali in favore degli ITS, mediante l’introduzione di un credito di imposta pari al 30% dell’erogazione in denaro (che diviene 60% nei territori in cui il tasso di disoccupazione supera la media nazionale);
  • potenziamento degli istituti al diritto allo studio, mediante la previsione di borse di studio ad hoc anche per lo svolgimento di tirocini.

Reclutamento del personale docente

Questa riforma prevede due modalità di rinnovamento del reclutamento docenti, che si effettuerà in due momenti distinti:

  1. reclutamento attraverso concorsi con modalità semplificate e con riserva di posti per precari con esperienza nella scuola;
  2. nuova modalità per l’acquisizione dell’abilitazione all’insegnamento per la scuola secondaria di primo e secondo grado, gestita dalle Università, che prenderà l’avvio tra il 2025 e 2026.

Il percorso per l’assunzione nella carriera docente sarà così articolato:

  1. laurea;
  2. abilitazione all’insegnamento;
  3. superamento di un concorso pubblico;
  4. periodo di prova, naturalmente in servizio.

Scuola di Alta formazione

Istituita dalla Legge 106/2021, la scuola con sede in Roma è coordinata dal M.I. e – in collaborazione con INDIRE e INVALSI – si occuperà di:

  1. formare in servizio il personale docente, soprattutto sulle competenze digitali;
  2. istituire percorsi triennali di formazione per la progettazione con strumenti innovativi (i docenti che frequenteranno i percorsi potranno accedere a incentivi);
  3. costruire linee di indirizzo per le attività formative dei Dirigenti scolastici, DSGA e il restante personale ATA;
  4. accreditare e verificare le varie strutture pubbliche e private che erogheranno gli interventi formativi.

Riforma degli Istituti Tecnici

La riforma vuole principalmente allineare i curricula di queste scuole alle esigenze del mondo del lavoro che negli anni sono cambiate, soprattutto nel settore digitale ormai inserito in ogni attività lavorativa.

Il 16 settembre il Consiglio dei Ministri ha dato via libera alla riforma (inserita nel Decreto Aiuti ter, sezione III) che nello specifico prevede per gli Istituti Tecnici:

  • la ridefinizione e l’aggiornamento degli indirizzi per rafforzare le competenze linguistiche e STEM e orientare alle discipline inerenti Industria 4.0, connettersi maggiormente al tessuto socioeconomico di riferimento, valorizzare la metodologia didattica per competenze;
  • la previsione di meccanismi per dare continuità tra l’istruzione tecnica e quella terziaria (ITS Academy, per esempio), riconoscendo crediti formativi universitari ai tirocini svolti dagli studenti durante il quinto anno di studi;
  • la realizzazione di Patti educativi 4.0, per far sì che Istituti tecnici e professionali, imprese, enti di formazione accreditati dalle Regioni, ITS Academy, università e centri di ricerca possano condividere risorse professionali, logistiche e strumentali;
  • la strutturazione di un piano formativo mirato per i docenti degli Istituti tecnici, coerentemente con le specificità dei contesti territoriali;
  • l’erogazione diretta da parte dei Centri provinciali di istruzione per gli adulti (CPIA) di percorsi di istruzione tecnica non in rete con le Istituzioni scolastiche di secondo grado al momento non adeguatamente sufficienti rispetto alle richieste dell’utenza e del territorio;
  • il riconoscimento di certificazioni che attestino le competenze degli studenti dopo il primo biennio e dopo il secondo biennio, in corrispondenza con il secondo e il terzo livello del Quadro europeo delle qualifiche.

Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto (24 settembre 2022), il Ministero provvederà ad adottare uno o più regolamenti che ridefiniscano i curricoli vigenti. Gli obiettivi sono:

  • rafforzare le competenze linguistiche, storiche, matematiche e scientifiche, la connessione al tessuto socio-economico del territorio di riferimento, favorendo la laboratorialità e l’innovazione;
  • valorizzare la metodologia didattica per competenze, caratterizzata dalla progettazione interdisciplinare e dalle unità di apprendimento, nonché aggiornare il profilo educativo, culturale e professionale dello studente e l’incremento degli spazi di flessibilità.

Con decreto del Ministro dell’Istruzione, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze, sono conseguentemente definiti gli specifici indirizzi e i relativi quadri orari, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Il testo della riforma prevede anche la strutturazione di un piano formativo mirato per i docenti degli Istituti tecnici, coerentemente con le specificità dei contesti territoriali.

Riassumendo, si tratta di novità che avvicinano gli Istituti tecnici alla riforma già avviata negli Istituti professionali.

Orientamento

Questa riforma vuole finalmente operare una linea continua di comunicazione attiva fra il sistema di istruzione, l’università e il mondo del lavoro per aiutare gli studenti a operare scelte consapevoli e utili attraverso corsi e moduli di orientamento.

Si occupa anche di allargare la platea di classi che sperimentano percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado.

Riorganizzazione del sistema scolastico

È necessario ridurre il numero di studenti per classe e ridimensionare la rete scolastica. Di questo si occupa la riforma, che inevitabilmente dovrà anche puntare a riorganizzare il personale e l’intero sistema scolastico.

Non dimentichiamo poi che il PNRR, nelle sue 11 linee di investimento, ha pensato anche alle infrastrutture scolastiche e al rinnovamento e sostegno delle competenze:

  1. costruzione di nuove scuole e asili nido;
  2. realizzazione di mense;
  3. realizzazione di infrastrutture per lo sport a scuola;
  4. messa in sicurezza degli edifici;
  5. Scuola 4.0;
  6. riduzione dei divari territoriali;
  7. sviluppo e riforma degli ITS;
  8. didattica digitale integrata;
  9. formazione sulla transizione digitale del personale;
  10. nuove competenze e linguaggi;
  11. estensione del tempo pieno.

Tutto questo ha come unico obiettivo, in accordo con Amministrazione centrale ed Enti locali, una scuola sempre più innovativa, sicura, che risponda alle esigenze del mondo del lavoro, sostenibile e inclusiva.

Servono nuove figure per il rinnovamento

Di fronte a tutto questo fermento, non si può che essere soddisfatti di quanto il Piano mette e metterà a disposizione delle scuole.

Il pensiero va però sempre più al personale dirigente, docente e ATA che poi in queste scuole belle, innovative, moderne e sicure dovrà lavorare, con studenti digitalmente già preparati e con un mondo sempre più “collegato” e globalizzato che bisognerà conoscere bene e saper gestire.

Il rinnovo contrattuale del settore scuola è già in ritardo, ma potrebbe essere uno strumento per iniziare a inserire norme e figure che rispondano concretamente al rinnovamento.

Purtroppo non si hanno segnali positivi: ad esempio per i docenti non sarà introdotta quell’area di middle management, delineata nel D.Lgs. 36/2022, e cioè team di docenti di stretta collaborazione con il Dirigente scolastico per attività progettuali e di organizzazione individuati con la qualifica di “docenti esperti” – detta qualifica risulta infatti cancellata (vedi a seguire), e ne resta solo l’incentivo economico.

L’art. 38 del Decreto Aiuti bis, in sede di conversione in Legge 142 del 21/09/2022, prevede per gli insegnanti di ruolo forme di premialità e progressione di carriera, legate al positivo superamento dei percorsi formativi. Si tratta, in particolare:

  • di un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio, stabilito dalla contrattazione collettiva nazionale, non inferiore al 10% e non superiore al 20% del trattamento stipendiale in godimento, riconosciuto al superamento del percorso formativo triennale e solo in caso di valutazione individuale positiva;
  • della possibilità, questa innovativa, di accedere a un meccanismo di stabile incentivazione, nell’ambito di un sistema di progressione di carriera da definirsi in sede di contrattazione collettiva. Tale previsione è stata introdotta in Senato in prima lettura, in sostituzione della qualifica di “docente esperto” prevista nel testo originario del decreto-legge, di cui tuttavia restano fermi i principali aspetti sostanziali: il meccanismo implica il diritto a un assegno annuale ad personam di importo pari a 5.650 euro che si somma al trattamento stipendiale in godimento, riconosciuto a coloro che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili.

In sede di conversione in legge inoltre, non è stata più inserita la specifica per il docente stabilmente incentivato – prima contemplata – che il beneficio economico non comporta nuove o diverse funzioni, oltre a quelle dell’insegnamento.

All’incentivo può accedere un contingente di docenti definito con il decreto previsto dall’art. 16-ter, comma 5 del D.Lgs. 59/2017, comunque non superiore a 8mila unità per ciascuno degli anni scolastici 2032/2033, 2033/2034, 2034/2035 e 2035/2036 (per un totale massimo, dunque, di 32 mila unità).

I criteri di conferimento del beneficio e del sistema di progressione di carriera sono affidati alla contrattazione collettiva e le modalità di valutazione sono individuate con decreto del Ministro dell’Istruzione, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze e sentite le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative.

Le coperture finanziarie sia per l’elemento retributivo una tantum di carattere accessorio che per l’assegno annuale ad personam per i docenti incentivati sono quelle stabilite dallo stesso art. 16-ter, comma 5 del D.Lgs. 59/2017, il quale prevede un “Fondo per l’incentivo alla formazione”, con dotazione pari a 40 milioni di euro nel 2026, 85 milioni nel 2027, 160 milioni nel 2028, 236 milioni nel 2029, 311 milioni nel 2030 e 387 milioni nel 2031.

Il ruolo degli ATA: i nuovi profili professionali

L’attenzione è dunque rivolta ai docenti, riconoscendo il loro impegno nella nuova scuola e nella necessità di grandi azioni formative in presenza e lungo tutto l’arco della carriera oltre naturalmente agli incentivi economici.

Una “comunità educante” però cresce insieme, ha bisogno di strutture, fondi, programmi ma soprattutto di collaborazione tra il personale coinvolto che deve essere cosciente della grande responsabilità ricoperta: accompagnare gli studenti in una formazione adeguata al lavoro della vita, allontanando sempre più lo spettro dell’abbandono scolastico.

In questa mission quindi il personale ATA non rappresenta più solo la struttura dei servizi amministrativi, tecnici e ausiliari, separata dall’attività didattica e servente a questa, in poche parole «quelli che sono a disposizione dei docenti per fare in modo che le cose funzionino al meglio».

Anche il personale ATA per essere all’altezza di un ruolo così importante, ha bisogno di conoscere e allinearsi al cambiamento con operatori preparati e formati.

Il nuovo CCNL, attualmente in definizione, dovrà occuparsi anche di disegnare i nuovi profili professionali del personale ATA. Alcuni segnali di cambiamento si sono già visti nel contratto vigente del 19/04/2018: all’art. 41, comma 3 si afferma che, con riferimento all’art. 53, comma 1 del CCNL 29/11/2007 (Modalità di prestazione dell’orario), il primo capoverso è così sostituito:

All’inizio dell’anno scolastico, il DSGA formula una proposta di piano delle attività inerente alla materia del presente articolo, in uno specifico incontro con il personale ATA. Il personale ATA, individuato dal Dirigente scolastico anche sulla base delle proposte formulate nel suddetto incontro, partecipa ai lavori delle commissioni o dei comitati per le visite e i viaggi di istruzione, per l’assistenza agli alunni con disabilità, per la sicurezza, nonché all’elaborazione del PEI ai sensi dell’art. 7, comma 2, lett. a) del D.Lgs. 66/2017.

Il dettato del contratto vigente rappresenta un importante riconoscimento al personale ATA, che collabora attivamente alla definizione e attuazione del POF. Viene considerata determinante la partecipazione di detto personale agli incontri, dove si studiano e approfondiscono meccanismi educativi e organizzativi, che portano poi a decisioni importanti nelle azioni da intraprendere.

Sicuramente bello e significativo questo riconoscimento, ma bisogna pensare anche alle tante difficoltà in cui versano le scuole, e in primis le segreterie scolastiche, per carenza numerica nell’organico e di competenze specifiche adeguate.

Infatti, negli ultimi anni c’è stato un grosso aumento delle incombenze burocratiche di carattere amministrativo, contabile e fiscale, che richiedono ai DSGA e assistenti amministrativi una molteplicità di competenze plurisettoriali che vanno ben al di là di quanto sancito nei profili professionali del CCNL.

Per non parlare poi dell’enorme incremento dei progetti nazionali ed europei che il PTOF prevede, per la cui regolare gestione sarebbero necessarie figure ben formate e che si possano occupare soprattutto di questo e non anche di altre mille incombenze.

Se vogliamo progredire nel digitale, gli assistenti tecnici, presenti per contratto solo nelle scuole secondarie di secondo grado, sono essenziali anche in tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado, e in numero adeguato. L’assegnazione (peraltro non definitiva) di 1.000 unità di assistenti tecnici a queste scuole per l’emergenza Covid riconosce un’esigenza, ma non dà la soluzione adeguata.

Per gli stessi sarebbe necessario un adeguato riconoscimento, in quanto professionisti impegnati nel miglioramento tecnologico e digitale della scuola, con la previsione di formazione specialistica per i vari settori. Importante anche il loro coinvolgimento nella tenuta e gestione del patrimonio della scuola, settore lasciato sempre in ombra ma importantissimo per la comunità scolastica e responsabilità incombente sul DSGA e relativi collaboratori.

I collaboratori scolastici sono stati determinanti per uscire dalla pandemia, come lo sono ogni giorno, per i nostri ragazzi e la nostra scuola, per i mille risvolti del profilo e delle responsabilità. Sono necessarie persone efficienti, efficaci e consapevoli che la loro figura, quella di un incaricato di pubblico servizio, può fare la differenza in una scuola quando si parla di accoglienza, sorveglianza, sostegno all’handicap, pulizia, igiene e stretto rapporto di collaborazione con tutte le altre componenti, soprattutto con docenti e famiglie degli utenti.

La risposta alle tante esigenze citate deve arrivare dal giusto riconoscimento nel contratto di tutte queste figure e del loro diritto a una formazione precisa, puntuale e all’altezza delle richieste. Bisogna inoltre riconoscere la necessità di un organico che tenga conto delle innumerevoli competenze e attività che si richiedono collegate anche ai fondi europei che si devono gestire, perché le varie misure vedano il compimento e il riconoscimento economico.

Sono poi i Dirigenti scolastici e i Direttori SGA a cercare di dare il migliore assetto organizzativo e strutturale a questa scuola in evoluzione utilizzando – in attesa di misure e riforme innovative e adeguate – tutti gli strumenti necessari alla migliore collocazione e formazione del personale in ambito scolastico. I tanti fondi messi già a disposizione del PNRR possono essere già destinati anche alla formazione, che le scuole possono gestire sia da sole sia utilizzando lo strumento della rete di scuole attraverso la sottoscrizione di uno specifico accordo.

In proposito, ricordiamo che il DSGA è responsabile della formazione del personale sottordinato, che potrà seguire personalmente e con l’aiuto di un piano strutturato di formazione da allegare obbligatoriamente al piano annuale delle attività.

Il DSGA, come dettato anche dal profilo professionale ora vigente, può farsi anche promotore di progetti di ristrutturazione e riorganizzazione degli uffici e ambienti scolastici: naturalmente non degli interventi sull’edificio – che sono affidati agli Enti locali preposti – ma nelle attrezzature rinnovate e adeguate e nell’approccio con gli utenti e il pubblico. Tali progetti, debitamente approvati dal Consiglio di Istituto, sono finanziati con il Programma annuale.

Si può pensare ad esempio ad un ufficio che funzioni con una distinzione tra front office e back office, per consentire al personale una rotazione tra impegno che necessita di concentrazione per definire le tante pratiche e un altro team che comunica e risponde alle richieste del pubblico. Questo assetto ha bisogno sicuramente di una revisione nell’organizzazione dell’ufficio, anche per particolari attrezzature e divisione delle postazioni di lavoro e relativi servizi.

Per i collaboratori scolastici si ritiene fondamentale anche un adeguato modo di presentarsi al pubblico, ad esempio attraverso una divisa e un badge con nome, cognome e qualifica, per fare in modo che chi si approccia alla scuola sappia subito a chi si rivolge e che otterrà risposte e indicazioni appropriate.

Conclusioni

Alla luce di questa trattazione è lecito auspicare, per risolvere i tanti problemi della scuola, soluzioni appropriate che devono arrivare in termini di riforme e finanziamenti. Sperando in un vero ripensamento sulle modalità di reclutamento di tutto il personale e sulla formazione lungo tutto l’arco della carriera del personale coinvolto, risorsa inesauribile e determinante di tutto il sistema.

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